Una dieta povera di grassi non è sufficiente
Secondo una ricerca americana sembrerebbe che una dieta povera di grassi non dia particolari vantaggi nella prevenzione di malattie a carico del cuore o di forme tumorali. I risultati dello studio americano, Womens Health Initiative, sono stati pubblicati sul JAMA (Journal of the American Medical Association).
La ricerca, durata oltre 10 anni, ha seguito più di 49 mila donne in post menopausa con un'età compresa fra i 58 e i 79 anni. Secondo i dati raccolti, le pazienti che avevano seguito delle diete con meno grassi presentavano le stesse probabilità di contrarre malattie come infarti, cancro e ictus, delle pazienti che avevano seguito una dieta più ricca di grassi.
Prima di saltare a conclusioni affrettate bisogna però specificare che la ricerca non ha tenuto conto di alcuni aspetti fondamentali quando si conducono degli studi, non è stata fatta distinzione fra i vari grassi assunti nelle diete che possono avere un impatto diverso sull'organismo.
In uno dei vari comunicati relativi allo studio viene specificato che l'indagine aveva come obiettivo l'analisi complessiva del consumo di grassi, non veniva quindi fatta distinzione ad esempio, fra grassi saturi e insaturi.
Durante lo studio i ricercatori hanno raccolto i dati relativi a due gruppi, alcune volontarie dovevano continuare a seguire la loro dieta abituale che prevedeva un apporto di grassi giornaliero pari a circa il 35-38 percento dell'energia totale fornita dal cibo, il secondo gruppo invece doveva seguire una dieta che forniva all'incirca il 24-29 percento di grassi, sempre complessivi fra tutti i pasti. E' in base a questi dati che gli studiosi sono arrivati alla conclusione che i due gruppi avevano un incidenza della malattie molto simili.
I consigli che sono stati dati fino ad oggi, che una dieta più povera di grassi aiuti nella prevenzione di diverse patologie, non possono essere messi in discussione dai risultati di questo nuovo studio. Se pur l'analisi condotta ha osservato un numero elevato di pazienti, ci sono molti aspetti da analizzare. A parte la distinzione fra i diversi tipi di grassi che è fondamentale, bisogna considerare come è stata condotta la ricerca, per esempio i dati si riferiscono a più di 50 ospedali e sono stati elaborati da diversi centri, questo porta ad esempio a un'analisi non omogenea dei dati raccolti. Un altro aspetto importante e non considerato era ad esempio la predisposizione genetica delle pazienti ad alcune forme di malattie.
Bisogna poi dire che anche alcuni ricercatori dello studio concordano col dire che questa nuova ricerca non modificano le raccomandazioni date fino ad oggi sull'alimentazione, il consiglio è quello di cercare di tenere il livello di grassi saturi assunto giornalmente intorno al 10% del totale complessivo delle calorie. Bisogna quindi porre particolare attenzione non al quantitativo di grassi ma al tipo di grassi assunti, si è infatti notato che le pazienti che in precedenza mangiavano più cibi "spazzatura" e sono passate a una dieta più salutare hanno avuto notevoli benefici sulla salute.
Andrea Ghiselli, ricercatore dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, evidenzia che un esempio dell'importanza che può avere il tipo di grassi lo si può osservare in un paese del mediterraneo, la Grecia. Dalle statistiche risulta che mediamente il quaranta per cento dell'energia giornaliera della popolazione proviene dai grassi, sembrerebbe una percentuale altissima eppure l'incidenza di malattie cardiovascolari sono bassissime. Questo è dovuto alla presenza dell'olio d'oliva extravergine che abbonda nelle diete, un alimento grasso ma molto diverso dai grassi che fanno male all'organismo. Ovvio che i quantitativi devono comunque essere commisurati a dei valori ragionevoli e non bisogna mai eccedere.
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