Greenpeace a matteoli: sulla biodiversitą servono atti concreti
La perdita di biodiversitą ha ormai raggiunto livelli paragonabili a quando sono scomparsi i dinosauri, 65 milioni di anni fa. Questa crisi č strettamente legata al declino delle foreste, che ospitano circa i due terzi della biodiversitą terrestre, e al sovrasfruttamento dei mari. "E' necessario agire immediatamente. Ma cosa fa l'Italia per proteggere la biodiversitą ? Il nostro paese importa l'80% del legname impiegato dalla propria industria e nei paesi esportatori l'erosione delle foreste si traduce in un rapido declino della biodiversitą , soprattutto perchč grandi quantitą di legno provengono da taglio illegale. Ma il governo italiano non si č ancora dotato di strumenti per fermare questo traffico" cosą¬ commenta Sergio Baffoni, della campagna foreste di Greenpeace, l'intervento del ministro Matteoli a Montecatini, in occasione dell'incontro della Convenzione sulla Biodiversitą sulle aree protette che si č aperto ieri.
Greenpeace sottolinea come una grande parte della biodiversitą da proteggere si trovi in Paesi in via di sviluppo, che non dispongono dei mezzi finanziari per le aree protette gią esistenti, nč tanto meno per estenderle. 25 miliardi di dollari č la somma stimata come necessaria per un serio programma mondiale di protezione della biodiversitą . Una somma ingente, ma che avrebbe un ritorno tra i 4.400 e i 5.200 miliardi di dollari in termini di beni e servizi forniti dagli habitat da proteggere.
"Se l'Italia vuole mostrare di avere preso seriamente a cuore la protezione della biodiversitą , deve impegnarsi da ora ad accrescere significativamente il proprio contributo al fondo ambientale (GEF). Senza un adeguato finanziamento, il migliore dei programmi sarą condannato a restare sulla carta" sostiene Baffoni.
E per la tutela della biodiversitą marina, l'ammiraglia di Greenpeace "Rainbow Warrior" sta conducendo in questi giorni un tour per chiedere il bando internazionale della pesca a strascico in profonditą . Un tema che interessa anche il Mediterraneo. "Malgrado il bando delle reti derivanti o spadare, il governo italiano continua, di fatto, a permetterne l'impiego, causando l'inutile morte di migliaia di cetacei" prosegue Baffoni.
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