Uno studio suggerisce che i raggi cosmici possono distruggere l'ozono
Le radiazioni ad alta energia provenienti dallo spazio profondo sembrano essere in grado di creare un buco nello strato d'ozono che protegge il nostro pianeta. Un nuovo studio sull'argomento ha dimostrato il legame tra l'assottigliamento dello strato d'ozono ed i cosiddetti raggi cosmici, mostrando sperimentalmente come questi possano distruggere il nostro delicato scudo naturale. I risultati potrebbero essere d'aiuto agli scienziati atmosferici nello studio di nuovi modelli relativi all'assottigliamento della fascia d'ozono. Per vent'anni gli studiosi hanno riconosciuto nelle molecole di cloro attivo sintetizzate dall'uomo, i clorofluorocarburi, (CFC), i responsabili della distruzione dell'ozono; la luce ultravioletta proveniente dal Sole stimola il rilascio, da parte dei CFC, delle molecole di cloro attivo, che attaccano l'ozono. Questa teoria però ha sempre avuto un punto debole: durante la primavera polare, quando l'assottigliamento dello strato d'ozono è più marcato, enormi nubi ghiacciate bloccano i raggi ultravioletti del sole. Negli ultimi anni gli studiosi hanno pensato che queste stesse nubi possano contenere quantità rilevanti di CFC, e che un qualche tipo di processo chimico al loro interno sia in grado di scindere i CFC in cloro attivo. Ma come questo processo possa compiersi senza l'intervento dei raggi ultravioletti, rimane un mistero.
Ora Leon Sanche e Qing-Bin Lu dell'Università di Sherbrooke, in Canada, annunciano di aver scoperta la vera causa del rilascio del cloro attivo. I due scienziati sostengono che i raggi cosmici provenienti dallo spazio profondo penetrino all'interno delle nubi investendo gli elettroni liberi. Questi ultimi interagiscono con i CFC liberando le molecole di cloro attivo. Queste molecole, secondo Sanche e Lu, possono stabilirsi all'interno delle nubi per lungo tempo, fino all'arrivo della primavera. Durante questa stagione esse si dissolvono rilasciando il cloro nell'atmosfera.
A sostegno della propria teoria, i due scienziati hanno dimostrato che vi è un forte legame tra la ionizzazione dovuta ai raggi cosmici ed il problema ozono. I dati sono stati raccolti dalle stazioni di terra, dai palloni aerostatici e dai satelliti; inoltre i due hanno ricreato in laboratorio una nube inquinata, e l'hanno quindi bombardata con degli elettroni, come quelli rilasciati dai raggi cosmici. I risultati hanno dimostrato che gli elettroni sono in grado di interagire con gli elementi che si trovano all'interno della nube circa un milione di volte più efficacemente di quanto non si pensasse in precedenza.
"Ciò che [Sanche e Lu] hanno osservato è estremamente interessante", ha commentato Rob Compton dell'Università del Tennessee. Compton crede che i risultati di questo studio possano costringere gli scienziati a rivedere i propri modelli relativi all'assottigliamento della fascia di ozono.
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