Farmaci antinfiammatori e rischio scompenso cardiaco
Ibuprofene, OKI, Nimesulide, ecc., sono dei farmaci antinfiammatori utili per ridurre la flogosi (riducono l'entità di un processo infiammatorio) e di conseguenza anche il dolore, un loro abuso potrebbe però incrementare il rischio di scompenso cardiaco. Si sa che i medicinali non sono privi di effetti collaterali, in alcuni casi però il rischio cresce ulteriormente in caso di un uso cronico e prolungato. Secondo quanto rilevato in uno studio internazionale coordinato dall'Università Bicocca di Milano, le persone che fanno un largo uso di farmaci antiinfiammatori, in particolar modo di tipo non steroidei (FANS), mettono più a rischio la salute del cuore e incrementano del 19 per cento la probabilità di essere ricoverati per uno scompenso cardiaco. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul British Medical Journal (Non-steroidal anti-inflammatory drugs and risk of heart failure in four European countries: nested case-control study - doi: 10.1136/bmj.i4857).
Andrea Arfè, primo autore dello studio, spiega che gli antidolorifici che si prescrivono per diverse situazioni (in caso di mal di denti, di artrite, per i dolori mestruali , ecc.) possono in alcuni casi nascondere delle insidie sopratutto quando se ne fa un uso intensivo e prolungato nel tempo. I FANS, acronimo di Farmaci antinfiammatori non steroidei, sono tra i medicinali più utilizzati e vengono prescritti a milioni di italiani, alla luce delle nuove informazioni bisognerebbe però utilizzarli in modo più cosciente e, a volte, scegliere delle alternative. Rischi analoghi per il cuore si possono correre anche con gli antinfiammatori più recenti, quelli della classe degli inibitori della Cox-2.
Giovanni Corrao, docente di Statistica medica all'università di Milano-Bicocca e coordinatore dello studio, evidenzia che le conclusioni dello studio sono frutto di un'indagine osservazionale che ha esaminato più di 92.163 ricoveri ospedalieri (con diagnosi di scompenso cardiaco) in 4 Paesi europei: Italia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito. I dati sono stati poi confrontati con 8.246.403 controlli relativi agli antinfiammatori non steroidei (27 FANS di cui 23 tradizionali e 4 inibitori selettivi dell'enzima cicloossigenasi-2, sigla Cox-2). Prendendo in considerazione anche il legame tra dose e risposta, si è arrivati alla conclusione che il rischio di ricovero ospedaliero per scompenso cardiaco è strettamente dipendente dal dosaggio del medicinale.
Le persone che avevano utilizzato dei farmaci antinfiammatori in tempi recenti, mediamente nei 14 giorni precedenti alla visita, presentavano un rischio di ricovero maggiorato del 19 per cento rispetto a chi aveva utilizzato per l'ultima volta uno di questi farmaci più di 183 giorni prima. Il rischio risultava particolarmente aumentato per 7 sostanze presenti in diversi farmaci (Piroxicam, Nimesulide, Naprossene, Ketorolac, Indometacina, Ibuprofene e Diclofenac) e due inibitori della COX-2 (Rofecoxib ed Etoricoxib). Sebbene il rischio è incrementato da entrambe le famiglie dei farmaci, per quanto riguarda quelli con i principi attivi tradizionali si è rilevato un pericolo direttamente proporzionale al dosaggio che può addirittura raddoppiare in caso di dosi elevate. Per capire l'entità del pericolo riportiamo i due dati alle estremità della scala: si va da un incremento del rischio di ricovero del 16 per cento derivante dall'uso del Naprossene a ben l'83 per cento dall'uso del Ketorolac (principio attivo di farmaci di marca come il Toradol).
Non è la prima volta che gli antinfiammatori sono stati collegati a un aumento del rischio di problemi cardiaci. Sebbene questa nuova indagine può essere valutata diversamente da alcuni in quanto è di tipo statistico e non fisiopatologico, le informazioni sono comunque interessanti e dovrebbero far riflettere molti medici (che magari prescrivono troppo "facilmente" questo tipo di farmaci) e pazienti (che abusano degli antinfiammatori). Molte persone ritengono che essendo i FANS dei farmaci da banco, che si possono quindi acquistare anche in parafarmacia, essi sono sicuri e innocui per tutti. Non bisogna però dimenticarsi che si trattano sempre di farmaci e come tali vanno utilizzati con cautela e con dosaggi adeguati senza abusarne.
Sintomi scompenso cardiaco: come riconoscere il problema al cuore
In questo articolo abbiamo parlato dello scompenso cardiaco in relazione a un abuso dei farmaci antinfiammatori, un problema al cuore che non è semplice da individuare sopratutto nelle fasi iniziali. L'affanno è uno dei sintomi dello scompenso cardiaco, esso si manifesta però, sopratutto all'inizio, in seguito a determinati sforzi e di conseguenza non è semplice attribuirlo a un problema al cuore. Nella fase iniziale si tratta quindi di una patologia per lo più asintomatica.
Con il progredire della malattia, anche quando si è a riposo, si possono rilevare altri sintomi: astenia (debolezza diffusa), dolore all'addome, mancanza di fiato, tosse, perdita dell'appetito e anche vuoti di memoria. Già quando compaiono i primi sintomi, come l'affaticamento e la difficoltà respiratoria, è opportuno contattare il proprio medico per valutare il problema. Per ulteriori informazioni sulla patologia vi rimandiamo alla scheda di approfondimento sullo Scompenso cardiaco.
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