Esami citomegalovirus prima e durante la gravidanza
Durante la gravidanza sono previsti diversi esami di routine ma non quello per individuare un virus appartenenti alla famiglia degli herpesviridae, il citomegalovirus (CMV). Sebbene nella maggior parte dei casi l'infezione è asintomatica e rimane latente nell'organismo per tutta la vita, in particolari circostanze, per esempio in gravidanza, questo virus potrebbe causare enormi danni al bambino. Si è discusso dell'importanza dello screening per il citomegalovirus, prima e durante la gravidanza, in occasione di un congresso, organizzato dalla Società Europea ECCI (European Congenital Cytomegalovirus Initiative), al quale ha preso parte anche l'Associazione Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI).
Attraverso un'analisi del sangue, che ricerca la presenza di due tipi di anticorpi (le immunoglobuline G, IgG, e le immunoglobuline M, IgM), si può scoprire se si è già contratto in passato il citomegalovirus o se vi è un'infezione in corso. Nel caso di IgM negative e IgG positive, la donna ha già contratto il virus in passato ma non ha un'infezione in corso, questa è una delle condizioni migliori in quanto anche nel caso in cui la mamma dovesse infettarsi nuovamente, un tipo di infezione secondaria, i potenziali rischi sono molto più limitati. I problemi ci sono però in quei casi dove la donna non è stata mai infettata dal CMV e il contagio avviene per la prima volta durante la gravidanza o poco prima del concepimento, una situazione che non comporta rischi per la mamma ma può essere molto pericolosa per il piccolo.
In Italia, annualmente, si registrano circa 13mila infezioni primarie (acquisite per la prima volta) nelle donne in gravidanza. Del totale, sono 5 mila i neonati che vengono alla luce con un'infezione congenita e circa 800 di essi presentano, o svilupperanno, severe disabilità permanenti. Problemi all'udito (che in alcuni casi possono portare anche alla sordità), ritardo nella crescita, ittero, fegato ingrossato, macchie rosse sulla pelle che sono piccolissime emorragie, microcefalia (dimensioni piccole della testa), convulsioni, ecc., sono solo alcune delle possibili conseguenze di un infezione da CMV durante la gestazione. Il problema non è quindi da sottovalutare ed è per questo che l'AMCLI ritiene opportuno che si sviluppi un programma di screening per il citomegalovirus prima e durante la gravidanza.
Tiziana Lazzarotto, docente di Microbiologia del Policlinico Universitario Sant'Orsola di Bologna e membro del direttivo AMCLI, spiega che circa il 10-15 per cento del totale dei neonati che nascono con un'infezione congenita presentano sintomi più o meno gravi alla nascita, ben il 70-80 per cento di essi svilupperà gravi disturbi entro i primi due anni di vita. In questo gruppo di bambini la mortalità è di circa il 10 per cento, inoltre, dal 5 al 15 per cento dei neonati infetti, ma asintomatici alla nascita, svilupperà complicazioni successivamente. In conclusione, circa due bambini ogni mille nati vivi (un'incidenza simile a quella della sindrome di down) soffrono per un'infezione congenita severa da citomegalovirus, un problema non trascurabile che potrebbe essere affrontato in parte grazie a una buona campagna di sensibilizzazione.
Come prevenire l'infezione da citomegalovirus
Il citomegalovirus può essere trasmesso attraverso uno stretto contatto con fluidi corporei quali ad esempio saliva e urine (ma non solo). Una delle più frequenti modalità di infezione avviene quando si portano inavvertitamente alla bocca mani o oggetti contaminati con il virus. Per ragioni legate alle caratteristiche del CMV, esso è molto abbondante e frequente sopratutto nella saliva e nelle urine dei bambini al di sotto dei tre anni di vita. Questi aspetti spiegano perché le gestanti che non hanno contratto ancora il citomegalovirus presentano un rischio maggiore di contrarre il virus se hanno frequenti contatti con bambini piccoli per ragioni di lavoro o familiari. Del totale, circa il 66 per cento delle infezioni primarie avvengono in donne alla seconda o più gravidanza.
Uno studio effettuato presso l'ospedale Sant'Anna di Torino, i cui risultati sono stati pubblicati su EBioMedicine (Prevention of Primary Cytomegalovirus Infection in Pregnancy - Doi: 10.1016/j.ebiom.2015.08.003), dimostrato che è possibile ridurre notevolmente il rischio di contrarre il CMV adottando semplici norme di igiene personale.
L'esame per il citomegalovirus prima della gravidanza è molto importante per sapere se la futura mamma è sieronegative (ovvero suscettibili all'infezione primaria). Se i risultati dell'analisi del sangue danno IgM e IgG negative (vuol dire che la donna non ha mai contratto l'infezione), è fondamentale dare le giuste raccomandazioni alla donna. Per prevenire il CMV è importante lavarsi frequentemente le mani, non baciare i bambini piccoli sulla faccia (guance, bocca, ecc.), non condividere bevande, cibo, stoviglie e biancheria (per esempio la federa del cuscino). Bisogna inoltre fare attenzione a non portare alla bocca qualunque cosa potesse essere stata nella bocca del bambino (ciuccio, manine e piedini inclusi).
Se si seguono questi accorgimenti il rischio di contrarre l'infezione si riduce considerevolmente, dall'indagine condotta presso l'ospedale Sant'Anna di Torino si è constatato che solo l'un per cento delle donne che hanno seguito questi accorgimenti sono state infettate dal virus contro il 9 per cento di quelle che non erano state istruite a dovere sulle regole da seguire.
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