Un aiuto per la dislessia dalla stimolazione cerebrale
Un aiuto per la dislessia potrebbe arrivare da un trattamento messo a punto presso il Bambin Gesù di Roma, grazie ad esso migliora la velocità e l'accuratezza nella lettura. La tecnica sperimentale, alla cui base c'è una stimolazione cerebrale indolore indotta da una lievissima scossa elettrica impercettibile, in sole sei settimane è in grado di migliorare notevolmente le capacità di lettura dei bambini dislessici. I risultati della sperimentazione di questa tecnica, frutto della collaborazione di un gruppo di ricercatori di Neuropsichiatria Infantile dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma con il Laboratorio di Stimolazione Cerebrale della Fondazione Santa Lucia, sono stati pubblicati sulla rivista Restorative, Neurology and Neuroscience (Evidence for reading improvement following tDCS treatment in children and adolescents with Dyslexia - DOI: 10 3233 / RNN-150561).
Floriana Costanzo, prima autrice dello studio, spiega che in sole sei settimane, mediante un trattamento che prevede una stimolazione cerebrale elettrica non invasiva e a bassissima intensità, si riesce a migliorare del 60 per cento la velocità e l'accuratezza nelle prove di lettura, un miglioramento che persiste anche dopo un mese dalla fine della terapia. Per chi non lo sapesse, la dislessia è un disturbo di natura multifattoriale che porta a una difficoltà nella lettura. In seguito a diversi studi si è rilevato che nel cervello dei bambini dislessici ci sono delle aree ipoattive e/o dal livello di attivazione alterato. Già prima di questa nuova ricerca si era scoperto che modificando l'attività cerebrale si poteva migliorare la capacità di lettura, attualmente ci sono però ancora molti interrogativi sull'argomento.
Deny Menghini, coordinatrice dello studio, spiega che la terapia prevede l'utilizzo della tecnica di stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS), una procedura non invasiva già adoperata in altre patologie quali la depressione e l'epilessia focale. Per condurre l'indagine sono stati arruolati 19 bambini e adolescenti dislessici, con un'età compresa tra i 10 e i 17 anni, divisi casualmente in due gruppi. Un gruppo è stato sottoposo al trattamento attivo mentre l'altro, usato come gruppo di controllo, è stato sottoposto al trattamento "placebo" (nel loro caso il dispositivo è stato lasciato spento durante la seduta). I bambini e gli adolescenti non sono stati scelti a caso, tutti i partecipanti non erano mai stati sottoposti ad altri trattamenti e non presentavano segni di epilessia o familiarità per epilessia.
La terapia sperimentata per la dislessia, della durata complessiva di sei settimane, prevedeva tre incontri settimanali da 20 minuti l'uno. Lo studio è stato condotto in "doppio cieco", un tipo di indagine dove ne i ricercatori (preposti alla valutazione dei dati) ne i volontari sono a conoscenza di chi è stato sottoposto al trattamento attivo o placebo. Il tutto è stato svolto secondo le norme della World Medical Association's Declaration of Helsinki e autorizzato dal Comitato Etico Indipendente dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. La sicurezza è stata verificata attraverso la valutazione clinica e un questionario standard, rivolto ai partecipanti a ogni seduta, sulla presenza di effetti collaterali (rossore sulla pelle, mal di testa, prurito, ecc). Nessun partecipante, nell'arco di tutta la sperimentazione, ha mai riportato nessun effetto indesiderato significativo.
Il gruppo del trattamento attivo, dopo l'ultima seduta, presentava un miglioramento del 60 per cento nella velocità e accuratezza di lettura. Si è passati da 0,5 a 0,8 sillabe lette al secondo, un risultato che potrebbe migliorare ulteriormente se affiancato a un trattamento logopedico per la dislessia. Attualmente non si sa però se il miglioramento ottenuto è permanete o temporaneo, in base ai dati raccolti si ha la certezza che questi miglioramenti dopo un mese dall'ultima seduta permangono.
Gli autori dello studio evidenziano che la tDCS non andrà a sostituire le terapie logopediche ma si integrerà ad esse. Mediamente, con gli attuali trattamenti per la dislessia, 0,3 sillabe di miglioramento al secondo è quanto un bambino dislessico ottiene in un anno, lo stesso risultato che con la tDCS si è ottenuto in sei settimane. Un notevole vantaggio per le famiglie, e in particolare per i bambini, che vedrebbero ridursi notevolmente i tempi del trattamento (tempi più brevi vogliono dire minor costi e minor disaggio per chi è sottoposto alla terapia).
Il prossimo passo dei ricercatori sarà quello di verificare se gli effetti permangono sul lungo periodo e se tali risultati si possono ottenere riducendo il numero di sedute di stimolazione cerebrale.
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