Cura tumori, scoperto un punto debole del cancro per l'immunoterapia oncologica
La continua mutazione delle cellule cancerogene, in alcuni casi, pone attualmente dei limiti alla cura dei tumori, in tutte le cellule neoplastiche è stato però identificato un marker comune utilizzabile come target nella terapia antitumorale. Un gruppo di ricercatori dell'UCL (University College London), una delle più prestigiose università britanniche, ha scoperto che tutte le cellule neoplastiche, nonostante le continue mutazioni, mantengono un particolare elemento immodificabile. I risultati dello studio che ha portato a questa scoperta sono statti pubblicati su Science (Clonal neoantigens elicit T cell immunoreactivity and sensitivity to immune checkpoint blockad - DOI: 10 1126 / science aaf1490).
Nicholas McGranahan, primo autore dello studio, spiega che già in precedenti ricerche si è cercato di indirizzare il sistema immunitario contro le cellule neoplastiche, la loro capacità di mutazione permetteva però di adattarsi e in diversi casi diventavano "resistenti ai farmaci". Nel corso di questa nuova indagine si è però scoperto che tutte le cellule cancerogene conservano una traccia della mutazione iniziale che potrebbe essere utilizzata per indirizzare il sistema immunitario verso il tumore.
L'immunoterapia oncologica potrebbe essere una delle strade che in futuro eliminerà i tumori, l'obiettivo è quello di combattere il cancro come se fosse un'infezione. Mentre la chemioterapia e la radioterapia vengono indirizzate direttamente verso il tumore dall'esterno, l'obiettivo dell'immunoterapia è quello di attivare e rinforzare il sistema immunitario del paziente, un approccio che porta ad attaccare le cellule malate dall'interno riducendo i possibili effetti collaterali sui tessuti sani. Gli studiosi, dopo aver passato in rassegna i dati di numerose ricerche precedenti, hanno scoperto che le cellule tumorali possiedono alcuni antigeni (delle sostanze che possono essere riconosciute dal sistema immunitario), un bersaglio che presenta due caratteristiche importanti: non varia al mutare della cellula malata ed è comune a tutte le cellule neoplastiche.
In una fase successiva dello studio si è inoltre scoperto che le persone affette da un tumore presentano delle cellule immunitarie specializzate, chiamate cellule T (linfociti T), in grado di riconoscere questi antigeni e combattere le cellule tumorali. Tali cellule sono però presenti nell'organismo in misura limitata e vengono sopraffatte dalle difese messe in atto dal tumore.
Sergio Quezada, uno degli autori dello studio, spiega che per diversi anni si è cercato di studiare la risposta del sistema immunitario al tumore senza però individuare degli elementi utili, con questa nuova scoperta le cose cambieranno e ora si possono porre le basi per mettere a punto dei trattamenti in grado di guarire anche i pazienti che si trovano in uno stato avanzato della malattia.
Le strade percorribili per l'immunoterapia oncologica possono essere diverse, una soluzione potrebbe essere quella di moltiplicare in laboratorio le cellule T per poi iniettarle nel paziente, un sorta di vaccino terapeutico in grado di potenziare le cellule T analogamente a come si fa oggi con altri vaccini, in alternativa si potrebbe mettere a punto un farmaco in grado di indirizzare l'attacco di tutte le cellule immunitarie contro questi antigeni. Secondo gli autori dello studio, entro due anni si potrebbero già avviare le prime sperimentazioni.
Approfondimenti sull'argomento
Cerca nel sito
Se non hai trovato quello che ti serve, o vuoi maggiori informazioni, utilizza il motore di ricerca