I Neonati interagiscono con lo sguardo

La prima forma di interazione dei neonati avviene attraverso lo sguardo, questo è emerso da uno studio condotto da uno staff formato da psicologi e pediatri italiani i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

Secondo i ricercatori, il neonato riesce a instaurare una forma di comunicazione visiva sin dai primi momenti di vita. Secondo la psicologa Teresa Farroni, una delle ricercatrici che ha preso parte allo studio il cui maggior interesse riguarda l'elaborazione percettiva nella prima infanzia, lo scambio di sguardi fra le persone è la forma più potente di comunicazione fra gli esseri umani.

In passato ci sono state già altre ricerche che hanno confermato l'importanza dello sguardo sin dai primi mesi di vita del bambino. Per esempio, ci sono studi che confermano che già verso i tre mesi quando un bambino non viene guardato sorride di meno, altri invece evidenziano che nella fase di allattamento il neonato e la madre si guardano negli occhi.

Questa nuova ricerca evidenzia l'importanza di un contatto visivo per una buona relazione fra madre e bambino fin dai primi giorni dopo la nascita.

I risultati sono stati ottenuti di seguito a uno studio che ha visto coinvolti 105 neonati che avevano un paio di giorni di vita. Grazie all'ausilio di una videocamera, sono stati osservati gli sguardi dei bambini mentre osservavano delle immagini di volti di donna che venivano trasmesse su dei monitor. Attraverso un computer, le immagini venivano cambiate in modo tale che a volte si vedessero le pupille, simulando uno sguardo verso i bambini, altre volte sembrasse che lo sguardo della figura sul monitor fosse diretta verso un'altra parte.

La conclusione è stata che nei primissimi giorni successivi alla nascita, i neonati orientano la loro attenzione più frequentemente verso chi ricambia il loro sguardo. Questo comportamento dimostra chiaramente l'importanza che lo sguardo svolge già dai primi giorni di vita del neonato. Inoltre, secondo i ricercatori, i risultati di questo studio pongono nuove domande sulle origini del "cervello sociale".

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