Antichi strumenti cinesi testimoniano la presenza dell'uomo nell'Asia nordorientale
Forse si sono spostati alla ricerca di cibo, o forse era semplice voglia di viaggiare. Ma ad un certo punto gli antichi uomini hanno abbandonato la propria terra natale africana dando inizio alla colonizzazione delle altre regioni del mondo. I ricercatori sono appena all'inizio nella formulazione delle teorie riguardanti queste antiche migrazioni. Ma gli ultimi ritrovamenti potrebbero oggi ridefinire queste recenti congetture.
Le ricerche condotte da R. X. Zhu dell'Accademia Cinese delle Scienze di Pechino, hanno consentito la datazione di numerosi reperti rinvenuti nella conca di Nihewan, nella Cina settentrionale. La loro età è stata definita in 1,36 milioni di anni, il che fa di questi oggetti, considerati dei manufatti dell'Homo Erectus, la più antica testimonianza della presenza degli esseri umani nell'Asia nordorientale.
In passato, la datazione di siti paleolitici dell'Asia orientale simili a questo era stata piuttosto controversa, a causa della mancanza di materiale adatto ai processi di datazione isotopica (come quello che utilizza il carbonio 14). Ma la squadra di Zhu ha utilizzato una tecnica differente per risalire all'età dei reperti, il cosiddetto approccio magnetostratigrafico.
"La diffusione di manufatti ad [una latitudine di almeno 40 gradi nord] implica che le antiche popolazioni umane del Pleistocene nell'Asia orientale fossero capaci di adattarsi alle diverse condizioni climatiche", hanno riferito i ricercatori. In realtà questi intrepidi esploratori sembrano essere giunti dall'Africa tropicale già preparati all'elevata variabilità dell'epoca, incluso l'asciugarsi intermittente della Cina del Nord.
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