Malattie sessuali: La clamidia
( Chlamydia trachomatis )
Il batterio della clamidia, una delle più comuni malattie sessualmente trasmissibili, vivrebbe nel grasso presente nelle cellule eucariotiche e soprattutto negli adipociti.
La ricerca che ha portato a questa scoperta è stata condotta da Yadunada Kumar e Raphael Valdivi del Molecular Genetics & Microbiology Duke University Medical Center di Durham nella North Carolina (USA), i dati relativi allo studio sono stati presentati durante il meeting annuale dell'American Society of Cell Biology tenutosi a San Francisco dal 10 al 12 Dicembre.
La clamidia è un parassita intracellulare obbligato, non possiede strutture sufficienti per riprodursi da solo e per questo motivo necessita delle strutture cellulari delle cellule ospitanti per tutte le funzioni vitali. Il virus è circondato da una capsula di proteine che lo rende sensibile agli antibiotici, è quindi possibile trattarlo come una normale infezione batterica.
La clamidia affligge prevalentemente i giovani, in particolar modo le adolescenti sessualmente attive. La fascia di età più a rischio è soprattutto quella sotto i 24 anni che non fanno uso del preservativo. Alcune persone possono essere portatori sani senza saperlo, circa il 75% delle donne e il 50% degli uomini con la clamidia non hanno sintomi di infezione.
Nelle donne i sintomi della Clamidia possono includere l'aumento delle secrezioni vaginali, bruciori, emorragie dopo i rapporti sessuali; nell'uomo sintomi possono essere bruciori durante l'urinazione e testicoli gonfi e dolorosi. Se trascurata può provocare infertilità negli uomini e nelle donne, in queste ultime può provocare anche gravidanze extra uterine. Recentemente il batterio è stato messo in relazione anche con l'aterosclerosi e con le malattie cardiovascolari.
La cura della Clamidia viene fatta con antibiotici. La malattia può essere contagiata da un partner all'altro anche più volte, prima che ci siano altri contatti è quindi bene curarla completamente. Attraverso i preservativi si è protetti dal contagio ma solo se usati regolarmente.
Grazie alla recente scoperta dei due ricercatori americani, si aprono nuove strade per la cura della clamidia. Durante la ricerca, Kumar e Valdivi hanno osservato che la chlamydia trachomatis oltre a dimorare nel tessuto adiposo, induce la formazione di goccioline lipidiche che sono indispensabili alla sua persistenza. Grazie a queste si "mimetizzerebbe" per sfuggire alla ricognizione degli anticorpi ospiti, schermandosi dietro questa struttura lipidica.
Attraverso una sostanza che inibiva la formazione delle gocce lipidiche, i ricercatori sono riusciti a bloccare la crescita del batterio.
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