Puntura di zecca: come togliere il parassita senza fare danni
Un'eruzione cutanea a forma di bersaglio può essere il segno di una puntura di zecca, una chiazza rossastra che si allarga nel tempo da non sottovalutare, perché rappresenta uno dei segnali della malattia di Lyme. Se si entra in contatto con questo parassita non sempre si presenta tale segno, qualora dovesse comparire, bisogna però rivolgersi immediatamente ad un medico. Una diagnosi precoce consente infatti di iniziare subito la terapia evitando possibili complicazioni.
Il morso della zecca, a differenza della puntura di api, vespe, zanzare e tafani, non da prurito e non è doloroso. È per questo motivo che non è semplice accorgersi della sua presenza nel momento in cui si attacca al corpo. In questo articolo forniremo tutte le informazioni utili per conoscere ed affrontare le zecche:
Prima di fornire una risposta alle domande più frequenti, diamo alcune informazioni generali su questo animale succhia-sangue che si attacca alla pelle. La zecca, insieme agli acari, scorpioni e ragni, appartiene alla classe degli aracnidi. Le sue dimensioni, a seconda della specie e dello stato di sviluppo, possono andare da qualche mm a circa 1 cm. Ha un copro tondeggiante e il capo, molto piccolo rispetto al resto, è dotato di un rostro con il quale riesce a penetrare la cute. Generalmente ha un colore bruno grigiastro o tendente al marroncino ma, dopo che inizia a succhiare il sangue, assume una colorazione rossastra.
In caso di puntura di zecca non bisogna farsi prendere dal panico. Come accennato, nel momento in cui l'animale si attacca, non si sente ne dolore ne prurito, la sua presenza può quindi passare inosservata anche per diverso tempo. Nella maggior parte dei casi, non serve recarsi di fretta dal dottore o al pronto soccorso. Non tutte le zecche sono pericolose per l'uomo e, il più delle volte, i problemi si limitano ad una piccola lesione, che guarisce nel giro di qualche giorno, nell'area in cui è avvenuta la puntura.
In natura esistono due grandi famiglie di zecche: le zecche molli (Argasadi) e le zecche dure (Ixodidi). All'interno del secondo gruppo solo la Ixodes ricinus, nota anche come zecca del bosco, è realmente pericolosa per l'uomo qualora dovesse essere infetta. Un'altra zecca potenzialmente pericolosa per l'uomo, ma poco diffusa in Europa, è la Ixodes scapularis (detta anche "zecca dei cervi" o zecca dalle zampe nere).
Per diventare infetta, la zecca deve entrare in contatto con il sangue di animali infetti (roditori, caprioli, volpi, volatili, ecc.). Una volta infettata, rimane un pericoloso agente infettivo per tutta la vita e, con il suo morso, può trasmettere gravi malattie quali, ad esempio, la malattia di Lyme. Secondo alcune stime, solo l'uno per cento delle zecche sono infette e, di conseguenza, potenzialmente pericolose per l'uomo.
Le zecche non sono in grado di volare e non saltano, per raggiungere un potenziale bersaglio si appostano alle estremità delle piante e attendono il passaggio di un animale o di un uomo. Anche se sono sprovviste di occhi, grazie al calore emesso dall'organismo e dall'anidride carbonica prodotta con la respirazione, riescono ad avvertire la presenza di un possibile ospite che passa loro accanto e, nel momento in cui vengono sfiorate, vi si trasferiscono per nutrirsi. Dopo che si attaccano infilando il rostro, permangono sull'ospite dai 2 e i 7 giorni, dopo questo periodo si stancano spontaneamente.
Anche se ci potrebbero essere alcune eccezioni, le zecche sono un problema sopratutto nei mesi caldi. L'attività del parassita è infatti strettamente legata all'umidità e alla temperatura. Durante i mesi più freddi questi animali non muoiono ma tendono a proteggersi dalle temperature rigide rifugiandosi sotto la vegetazione, nelle spaccature dei muri, in mezzo alle pietre o interrandosi a profondità che possono raggiungere i 10 cm. In primavera, quando le temperature iniziano a risalire, le zecche tornano all'aria aperta e rimangono attive sino al periodo autunnale.
Le aree ricche di vegetazione arbustiva e/o erbosa, con un microclima prevalentemente fresco e umido, sono l'habitat preferito dalle zecche. I cespugli, che offrono un ambiente ombreggiato e umido, potrebbero ospitare il parassita, non di rado possono però attendere sui fili d'erba il passaggio di qualche animale. Anche se la concentrazione maggiore si registra nelle aree boschive collinari (difficilmente si trovano oltre i 1200 m), con erba incolta, vegetazione bassa e un letto di foglie secche, le zecche possono stanziare anche in aree a clima caldo e asciutto dove la vegetazione è meno folta. Non bisogna infatti dimenticare che la loro presenza nella zona dipende molto dalla concentrazione di animali da parassitare. Luoghi quali stalle, pascoli, arre verdi dove transitano animali selvatici ma anche domestici come il cane, possono diventare habitat perfetti per questi parassiti.
Come riconoscere una puntura di zecca
Come accennato, il morso della zecca non causa né dolore né prurito, per questo motivo non è facile accorgersi della sua presenza anche se è ancora attaccata. Dopo una passeggiata in campagna o nei boschi può quindi essere importante ispezionare tutte le parti del corpo e, qualora se ne individuasse una, procedere alla rimozione. Se il parassita rimane attaccato per meno di 48 ore, si abbassa considerevolmente il rischio di trasmissione di infezioni, superati i due giorni i pericoli aumentano. Sopratutto in caso di bambini, generalmente meno attenti a certi particolari, è quindi importante un'accurata analisi della cute.
La maggior parte delle punture di zecca non hanno alcuna conseguenza e sono difficili da osservare. Quando l'animale si stacca ci può essere un leggero rigonfiamento con una zona centrale infossata dove si forma una piccola crosta. È raro, ma non impossibile, che compaiano sintomi quali:
- arrossamento;
- eruzione cutanea;
- febbre;
- gonfiore;
- ingrossamento dei linfonodi nell'area della puntura;
- prurito;
- reazione allergica.
In questi casi è importante consultare tempestivamente un medico. Se la puntura avviene vicino all'occhio, è del tutto normale un gonfiore, in alcuni casi anche notevole, che può durare qualche giorno.
Se si dovesse rilevare una chiazza rossastra che si allarga, simile a quella riportata nell'immagine qui sopra, con molta probabilità si è in presenza di un segno della malattia di Lyme. Questo cerchio che si allarga può comparire anche a distanza di giorni dalla puntura. In sua presenza è bene avvisare i sanitari in modo da procedere tempestivamente con la diagnosi, in questo modo si può iniziare subito una terapia al fine di ridurre eventuali complicanze.
Come togliere una zecca
Cosa fare in caso di puntura? Per prima cosa non bisogna farsi prendere dal panico, la rimozione del parassita è un'operazione abbastanza delicata. Se pensate di non avere abbastanza sangue freddo e/o precisione, affidate il compito ad un'altra persona. Dei movimenti poco accurati o bruschi potrebbero infatti lasciare alcune parti dell'animale dentro la cute. La probabilità di infezione si riducono in base al periodo in cui la zecca ha aderito alla pelle, si consiglia quindi di staccarla entro 36 ore da quando si è attaccata.
Se si ha a disposizione una pinzetta per zecche, o un togli zecche ad uncino, il compito potrebbe essere più semplice perché sono strumenti pensati per facilitare l'operazione. Per rimuovere una zecca possono però essere sufficienti anche delle pinzette a punta sottile. Il parassita deve essere afferrato alla base, il più vicino possibile al rostro, e imprimendo un leggero movimento rotatorio antiorario bisogna tirare dolcemente. Per evitare un eventuale rigurgito da parte dell'animale (che aumenterebbe la possibilità di trasmissione di agenti patogeni), durante la rimozione bisogna stare attenti a non schiacciare il corpo della zecca.
Prima e dopo dell'operazione è consigliabile disinfettare la zona. Bisogna però evitare disinfettanti che colorano la cute, quali ad esempio la tintura di iodio, perché potrebbero mascherare eventuali segni di infezione. Dopo la rimozione, e anche prima, evitate di toccare la zecca a mani nude, potete ad esempio proteggerle con i guanti. Una volta rimosso l'animale bisogna eliminarlo, possibilmente bruciandolo. Se il rostro dovesse rimanere all'interno della cute non bisogna preoccuparsi, anche se dopo qualche giorno verrà espulso naturalmente si consiglia di procedere all'estrazione con un ago sterile come si farebbe con una spina. In caso di mancata copertura vaccinale, si consiglia la profilassi antitetanica dopo la rimozione.
Ci sono alcune cose da evitare quando si deve rimuovere una zecca. Non bisogna mai utilizzare acetone, alcol, ammoniaca, benzina, olio o altri grassi, se non si vuole aumentare il rischio di infezioni. In questi casi c'è infatti il rischio che il parassita, sentendosi soffocato, rigurgiti il suo patogeno nel circolo sanguigno. Bisogna inoltre evitare di toccare l'animale con oggetti arroventati come fiammiferi o sigarette con la speranza che si stacchi spontaneamente. Anche in questo caso la sofferenza inferta potrebbe favorire il rigurgito di materiale infetto. A meno che la zecca non sia solo appoggiata sulla pelle, evitate di togliere la zecca con le unghie (come accennato è però sconsigliato toccare l'animale a mani nude, eventualmente si potrebbe utilizzare un fazzoletto).
Dopo la rimozione è opportuno annotare la data, la zona della puntura va infatti tenuta sotto controllo per almeno 30-40 giorni per verificare l'eventuale comparsa di segni o sintomi di infezione. Se si dovesse riscontrare un eritema migrante (un alone rossastro che tende ad allargarsi) o la comparsa inspiegabile di uno o più sintomi quali mal di testa, febbre, debolezza, ingrossamento dei linfonodi e dolori alle articolazioni, è opportuno rivolgersi al proprio medico curante. In assenza di tali sintomi non bisogna iniziare nessuna terapia, la somministrazione di antibiotici per uso sistemico nel periodo di osservazione è sconsigliata oltre che inutile (potrebbe mascherare eventuali segni di malattia e rendere più complicata la diagnosi).
Malattia di Lyme e altre patologie correlate alla puntura
La zecca del bosco (Ixodes ricinus), se infetta, può trasmettere principalmente due malattie:
- il morbo di Lyme o Borreliosi
- la TBE o encefalite da zecca
La prima ha origine batterica (batterio borrelia), se presa in tempo si può quindi guarire senza conseguenze, con trattamento antibiotico della durata di circa 21 giorni, la seconda è invece provocata da un virus. Per la TBE ci si può quindi proteggere mediante la vaccinazione.
Le aree più a rischio del nostro Paese per la malattia di Lyme sono: l'Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, il Trentino Alto Adige e il Veneto. È bene però non abbassare la guardia perché, stando alle ultime statistiche, la patologia si sta diffondendo in tutta l'Italia.
Altre patologie infettive veicolate dalle zecche sono:
- babesiosi;
- encefalite virale;
- ehrlichiosi;
- febbre ricorrente da zecche;
- febbre Q;
- meningoencefalite da zecche;
- rickettsiosi (trasmessa principalmente dalla zecca dei cani);
- tularemia.
Encefalite da zecca (TBE)
Il primo caso di TBE in Italia è relativamente recente, è stato diagnosticato in provincia di Belluno nel 1994. Si tratta di una delle malattie più pericolose trasmesse da una zecca infetta. In circa il 33 per cento dei casi, la puntura da parte di un Ixodes ricinus infetto genera una malattia asintomatica. Nel restante 67%, il virus si manifesta inizialmente con la comparsa di stati di affaticamento ed episodi febbrili, mal di testa e nausea per circa una settimana,successivamente segue un periodo apparentemente asintomatico. In seguito, la febbre riprende a salire e in aggiunta si possono rilevare stati di paralisi, meningite e forte dolore delle radici nervose.
Può essere importante sapere che i sintomi dell'encefalite da zecca non si manifestano nei bambini (asintomatica), vi è però la progressiva escalation della severità della patologia con il progredire dell'età. Risulta essere infatti molto grave negli anziani. A differenza dalla malattia di Lyme, la trasmissione della malattia avviene entro pochi minuti dalla puntura della zecca.
Per i soggetti particolarmente a rischio, quali ad esempio pastori, boscaioli o guardie forestali, è vivamente consigliato il vaccino anti-encefalite da zecche (TBE).
Malattia di Lyme
La malattia di Lyme, oggi abbastanza diffusa anche in Italia, negli Stati Uniti conta oltre 300.000 nuovi casi ogni anno. Nota anche come borreliosi di Lyme, per via dell'agente patogeno che la causa (Borrelia), può essere trasmessa all'uomo in seguito ad una puntura di zecca. Se diagnosticata precocemente non è una patologia molto pericolosa, è sufficiente un ciclo di antibiotici per debellarla. I problemi si presentano quando l'infezione non viene bloccata tempestivamente. In questo caso, a seconda dello stadio, può provocare dolori reumatici, artrosi alle ginocchia, ecc..
Di solito, il primo sintomo dell'infezione è la comparsa di un segno a forma di bersaglio sulla pelle (eritema migrante). Non in tutte le persone si presenta però questo sfogo. Altri sintomi della malattia sono:
- artralgie (dolore e rigidità articolare);
- disturbi neurologici e mal di testa;
- disturbi della conduzione atrio-ventricolare;
- linfocitoma cutaneo;
- meningiti;
- mialgie (dolori muscolari);
- miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco);
- polineuriti (infiammazione che colpisce più nervi contemporaneamente).
Come spiegato in precedenza, non necessariamente una puntura di zecca porta a tale patologia. Il parassita potrebbe non essere portatore del batterio o il tempo in cui è rimasto attaccato non ha permesso il passaggio del microorganismo nell'uomo.
Dopo essersi sottoposto alla cura antibiotica, il nostro organismo non sviluppa nessun tipo di immunità verso la patologia. È quindi possibile che nel corso della vita si contragga più di una volta questa infezione.
Come prevenire le punture di zecche
Per ridurre la possibilità di venire a contatto con le zecche e aumentare le probabilità di individuarle velocemente, in modo da ridurre il rischio di puntura e trasmissione di malattie, ci sono alcune precauzioni e accorgimenti che si possono prendere.
Quando si visitano delle località a rischio nel periodo primaverile o estivo, in particolar modo se sono zone di collina o bassa montagna, bisognerebbe evitare i terreni poco battuti dove l'erba è alta e bisognerebbe evitare di toccare l'erba lungo i margini dei sentieri. È inoltre opportuno avere un abbigliamento adeguato che copra sopratutto le estremità inferiori: pantaloni lunghi, calzettoni e, se il clima lo permette, stivali. Si consiglia di indossare degli abiti chiari in modo che sia più semplice individuare un'eventuale zecca prima che vada a contatto con la pelle.
Al termine dell'escursione è importante effettuare un'ispezione visiva dei vestiti e della superficie corporea, con particolare attenzione al capo e alle grandi pieghe cutanee, prima di salire in macchina. Generalmente, le zecche tendono ad attaccarsi nelle aree più molli del copro quali: ascelle, collo, dietro al ginocchio, fianchi inguine, ombelico, ecc.. Una volta a casa si può fare un secondo controllo prima della doccia.
Se si hanno dei cani è importante controllarli bene perché potrebbero diventare essi stessi potenziali vettori della zecca nell'ambiente domestico. Per ridurre tale rischio può essere opportuno trattare gli animali domestici con sostanze acaro repellenti prima dell'escursione.
In commercio esistono dei repellenti per le zecche e altri insetti, alcuni di essi possono essere spruzzati preventivamente sui vestiti per ridurre la probabilità di venire a contatto con i parassiti. Oltre ai prodotti artificiali a base di DEET, N-dietiltoluamide, icaridina, permetrina, ecc., ci sono degli antiparassitari naturali come l'Olio di Neem (utilizzabile anche sull'uomo). Si tratta di un repellente, estratto a freddo dai semi della pianta di Azadirachta Indica, utile non solo contro le zecche ma anche contro le pulci.
L'ultimo consiglio, se si frequentando abitualmente le zone a rischio, è quello di fare il vaccino contro la TBE. Dopo la prima dose se ne effettua una seconda a distanza di uno-tre mesi, la terza dose si somministra dopo cinque mesi-un anno. È necessario un primo richiamo dopo tre anni dal completamento del ciclo primario e, a seguire, ogni cinque anni. In alcune regioni, come il Friuli-Venezia Giulia, il vaccino è gratuito per i residenti. In altre regioni italiane è invece prevista la compartecipazione alla spesa con il pagamento di un ticket.
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