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Sindrome del bambino scosso

Sindrome del bambino scosso

Quando un neonato piange, o fa i capricci, alcune persone con poca pazienza scuotono il bambino con l'intento di farlo smettere, una vera e propria violenza, nota come Shaken Baby Syndrome (sindrome del bambino scosso), che può provocare gravi danni al cervello. La Società italiana di neonatologia punta i riflettori su un comportamento che molto spesso viene sottovalutato, non è raro che alcuni genitori, nonni e babysitter, in seguito all'esasperazione e la frustrazione di fronte ad esempio ad un pianto ininterrotto, cerchino di calmare il neonato scuotendolo. In queste circostanze è molto importante mantenere la calma e ricordarsi che si ha a che fare con una persona molto fragile la cui salute dipende da noi.

Attualmente in campo neonatologico si sente parlare anche di Abusive Head Trauma (AHT), una definizione più moderna e ampia (suggerita dall'American Academy of Pediatrics nel 2009) che raggruppa tutta una serie di comportamenti che possono provocare gravi danni al cervello del bambino, non solo quindi lo scuotimento ma anche un impatto traumatico o la combinazione di entrambi i meccanismi. Un problema che i neonatologi hanno iniziato ad affrontare già negli anni 60 quando, per la prima volta, venne pubblicato un articolo sulla rivista scientifica Jama (The Battered-Child Syndrome - doi: 10 1001 / jama 1962 03050270019004) relativo alla "sindrome del bambino maltrattato".

Stando ai dati di uno studio (condotto in Scozia, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Svizzera) pubblicato anch'esso su Jama (Abusive head trauma in children: a literature review - 10 1016 / j jped 2013 01 011), l'incidenza della "sindrome del bambino maltrattato" si attesta tra i 14,7-38,5 casi ogni 100mila bambini. Nel 25-30 per cento dei casi di AHT i piccolo muore e solo il 15 per cento sopravvive senza conseguenze drammatiche. Nel nostro Paese non ci sono dati certi su questo fenomeno, in base ad lacune stime si ritiene che i casi potrebbero aggirarsi intorno ai 3 ogni 10 mila bambini sotto i 12 mesi.

La conoscenza di questo fenomeno non è importante solo per i genitori e tutte quelle persone che accudiscono il bambino, dove la giusta informazione può avere un forte impatto preventivo, ma anche per i neonatologi. Quando un neonato giunge in pronto soccorso e non riesce a respirare bene o presenta delle lesioni, è fondamentale capire se la situazione è una conseguenza di un incidente o di abusi di diverso tipo. Nel tempo, grazie anche ai progressi della tecnologia, si è imparato a differenziare i due casi e fare diagnosi più precise in modo da tutelare la salute dei piccoli. Mauro Stronati, presidente della Società Italiana di Neonatologia, spiega che il neonatologo deve sempre aver presente la sindrome del bambino scosso poiché questi casi di violenza sono meno rari di quanto si pensi e non possono sfuggire al sospetto del medico che deve denunciare, come previsto dalla legge, il reato alle autorità.

Altrettanto importante è anche l'aspetto preventivo, i medici hanno il dovere di informare adeguatamente i genitori sui danni che uno scuotimento può provocare. Diverse indagini hanno rilevato che non sono pochi i genitori che, inconsapevoli della gravità di un simile intervento, scuotono i propri figli per calmarli. Un'adeguata e corretta informazione ai genitori e alle famiglie è quindi importante affinché un gesto, a volte inconsapevole o addirittura benevolo, non si trasformi in un grave danno per il neonato. Non bisogna dimenticarsi che dietro a un pianto del bambino c'è quasi sempre un motivo fisico: fame, sete, dolore (ad esempio per le coliche), sonno, freddo, caldo, il pannolino sporco o, semplicemente, il bisogno di un contatto fisico per essere rassicurato. Il pianto è l'unico strumento che il neonato ha per comunicare; anche se a volte non è semplice, è compito dell'adulto individuare la necessità del piccolo (mantenendo la calma anche se a volte è molto difficile) per poi porvi rimedio. Un gesto conseguente a un momento di mancanza di controllo potrebbe creare dei danni irreparabili, meglio fermarsi un attimo, fare un grande respiro, e riprendere le redini della situazione.

Caratteristiche e conseguenze della Sindrome del bambino scosso

La sindrome del bambino scosso (Shaken Baby Syndrome), oltre al trauma cerebrale, presenta altre caratteristiche come ad esempio la compressione del torace. Attraverso una visita clinica il neonatologo può rilevare la presenza di eventuali segni: emorragie (anche agli occhi), lesioni cutanee e viscerali. In molti casi le lesioni celebrali non sono visibili e bisogna ricorrere ad esami neuro-radiologici.

del partner o comunque in ambito familiare, disagio sociale. Spesso, dietro a queste azioni riprovevoli, possono quindi nascondersi anche situazioni di disagio familiare o di disturbi psichici, un problema che deve essere affrontato nei giusti modi.

Essendo tutti i neonati diversi, non si può sapere quanto violento o quanto protratto debba essere lo scuotimento per causare un danno. In base alle informazioni raccolte nel corso di "confessioni" dei responsabili, di solito il bambino viene afferrato a livello del torace o delle braccia e scosso energicamente circa 3-4 volte al secondo per 4-20 secondi. Per creare un danno cerebrale non è necessario l'impatto con una superficie rigida, in molti casi non sono infatti presenti segni esterni evidenti. Nella maggior parte dei casi i bambini che ricevono una diagnosi di Shaken Baby Syndrome hanno un'età compresa tra i 4 e i 6 mesi, in questo periodo i piccoli necessitano di cure costanti (che possono esasperare i genitori fragili) e la testa, oltre a essere più pesante rispetto al corpo, non viene sorretta ancora bene dai muscoli del collo.

Alcuni sintomi e conseguenze immediate sono: vomito, difficoltà di suzione o deglutizione, mancanza di appetito, irritabilità e, nei casi più gravi, convulsioni e alterazioni della coscienza, fino all'arresto cardiorespiratorio. La Sindrome del bambino scosso può inoltre avere delle conseguenze a lungo termine: cecità, difficoltà di apprendimento, disturbi dell'udito o della parola, epilessia, disabilità fisica o cognitiva.

Infografica sulla Sindrome del bambino scosso

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