Smettere di fumare, in 5 anni 2,5 milioni di fumatori in meno
Continua a diminuire il numero di fumatori in Italia, il Ministero della Sanità in collaborazione con l'istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri e la Lega italiana per la lotta contro i tumori, sono costantemente impegnati nella prevenzione di un vizio purtroppo ancora molto diffuso, il fumo.
Osservando i dati di un'indagine condotta dalla Doxa su un campione di oltre tremila persone con un età superiore ai 15 anni, si nota che sia il numero dei fumatori che delle sigarette fumate giornalmente continua a diminuire, la lotta al fumo sta dando quindi dei buoni risultati anche se nel complesso il numero di fumatori è ancora molto elevato, bisognerà quindi continuare a lavorare affinché sempre più persone riescano a smettere di fumare.
Durante un incontro promosso dalla Lega Tumori, oltre ad essere stati presentati alcuni dati dell'indagine condotta dalla Doxa, sono state presentate varie iniziative in programma per il 31 maggio in occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco.
Il prof. Gianni Ravasi, presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori di Milano, evidenzia come in tutto il mondo i decessi causati da patologie legate al fumo sono stati ben 100 milioni, le stime per il prossimo secolo vedono questo numero crescere enormemente arrivando a quasi un miliardo.
Nel nostro paese il vizio del fumo inizia già in giovane età e negli ultimi anni si è registrato addirittura un incremento. Per far fronte a questo fenomeno bisogna quindi intervenire mediante dei programmi di sensibilizzazione e informazione a partire dalle scuole elementari coinvolgendo in maniera sinergica tutti i modelli di identificazione comportamentali dei ragazzi: famiglia, amici, insegnanti, educatori.
Attuare delle politiche di prevenzione primaria e costanti interventi di educazione alla salute partendo dalla scuola non è però sufficiente, un sostegno anche da parte del legislatore è senz'altro indispensabile affinché si continuino a raggiungere dei buoni risultati nella lotta contro il tabagismo. Un esempio lo si può avere osservando i dati relativi al primo anno di bilancio della legge Sirchia, da quando è entrata in vigore, poco più di un anno fa, circa mezzo milione di fumatori hanno smesso di fumare e quasi il 10 per cento delle persone intervistate affermano di frequentare più volentieri i locali pubblici in quanto l'aria è più respirabile. Nell'ultimo periodo è anche diminuita la media pro capite nazionale di pacchetti fumati, si è passati da 94 pacchetti nel 2004 a 87,8 pacchetti nel 2005. Il vizio del fumo influisce negativamente anche sulla spesa sanitaria, ogni anno il tabagismo causa circa 85.000 morti con un costo per la sanità pari a 35 milioni di euro, costo che a livello Europeo arriva a quasi 100 miliardi di euro.
Se da un lato si può essere quindi soddisfatti dei risultati ottenuti negli ultimi anni in quanto un numero abbastanza elevato ha abbandonato definitivamente il vizio del fumo aiutati da una legislazione sempre più severa, dalla volontà dei singoli individui e dal supporto di centri specializzati, il numero dei tabagisti è purtroppo ancora molto elevato. Circa il 24 per cento degli italiani con un'età che parte dai 15 anni continuano a fumare anche se consapevoli che il fumo provoca dei seri danni per la salute.
Per questo motivo Raversi spiega che è fondamentale non abbassare la guardia. La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori è impegnata da anni nella lotta al fumo, chi si rivolge al centro per smettere di fumare solitamente evidenzia un'incapacità nel riuscire a farlo da solo e allo stesso tempo esprime preoccupazione per l'insorgere di malattie future. Il centro opera attraverso dei percorsi di disassuefazione ponendo particolare attenzione al fumatore e valutandone le aspettative, ma anche i dubbi e le paure e supportandolo concretamente anche dopo la conclusione del percorso con feed-back continui. Anche se il fumatore solitamente è a conoscenza dei rischi connessi al fumo, tende a rimuoverli ed evita di pensarci, solitamente si ha un forte condizionamento da parte dei modelli comportamentali trasmessi delle realtà che lo circondano come la famiglia, la scuola, le amicizie, il lavoro, e in particolar modo i media.
Il prof. Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, evidenzia che il fumo di tabacco rappresenta la forma di abuso di sostanza più diffuso ed è la prima causa di morte prevenibile nel mondo. In base alle statistiche un adulto su dieci muore per conseguenze legate al tabagismo, ogni anno provoca la morte di circa 5 milioni di persone, una ogni 6,5 secondi. Il 50 per cento dei fumatori abituali muore, attualmente 1.3 miliardi di fumatori sono vivi ma si prevede che circa 650 milioni moriranno nei prossimi anni per conseguenze legate al fumo, 325 milioni dei decessi sarà costituita da persone con un età compresa tra i 35 e i 69 anni.
Bisognerebbe attuare delle misure preventive a partire dai canali di distribuzione del tabacco, si potrebbe operare sul prezzo del pacchetto di sigarette e sulla tassazione dei rivenditori. Particolare attenzione va dedicata anche al controllo delle vendite di tabacco ai minori. Nei paesi dell'Unione Europea ben otto persone su dieci iniziano a fumare nel periodo dell'adolescenza.
II dott. Ennio Salamon, presidente Doxa, commentando i dati relativi all'indagine condotta ha evidenziato come il popolo dei fumatori in Italia è in continuo calo anche se ha precisato che la diminuzione dei fumatori in generale è di poco meno di 5 punti percentuali, si è passa dal 28,9 al 24,3 per cento. Un aspetto interessante lo si ha se si osserva la percentuale relativa unicamente alla popolazione maschile, in questo caso la diminuzione è stata di ben 6 punti passando dal 34,8 per cento del 2001 al 28,6 per cento di oggi, circa 1,6 milioni di fumatori in meno.
Per le donne i dati sono differenti, si è passati dal 6,2-7,7 per cento negli anni '50 e '60 a un massimo del 25,9 per cento nel 1990, in circa undici anni il valore non è sceso di molto, nel 2001 la percentuale era infatti del 23,6 per cento e oggi sono scese a 20,3, si ha avuto quindi un decremento di poco più di 3 punti percentuali corrispondenti a circa 800 mila donne.
Negli ultimi anni non è diminuito solo il numero di fumatori ma anche il consumo medio di sigarette. Nel 2002 in media venivano fumate ogni giorno 16,8 sigarette, oggi invece si è scesi a 13,6, un buon risultato ottenuto grazie anche al contributo dei medici di famiglia. Nel 22,3 per cento del campione esaminato si è evidenziato che negli ultimi 12 mesi il medico di famiglia in seguito a visite di controllo abbia suggerito spontaneamente di smettere di fumare.
Un altro aspetto molto importante emerso dall'indagine riguarda le abitudini dei fumatori all'interno della famiglia, sembra infatti si stia prendendo sempre più piede la "cultura del non fumo", per fumare ci si affaccia per esempio alla finestra o si esce in balcone. Il dott. Piergiorgio Zuccaro, direttore dell'Osservatorio Fumo Alcol e Droga dell'Istituto Superiore di Sanità, evidenzia come nella maggior parte delle famiglie italiane non è consentito nemmeno agli ospiti di fumare liberamente all'interno dell'abitazione.
Si è invece evidenziato un comportamento sbagliato da parte dei genitori verso i figli, sembra infatti che in questa situazione in molti casi ci sia più tolleranza. Nel 44,6 per cento delle famiglie in cui ci sono ragazzi fumatori di meno di 25 anni, è loro consentito di fumare liberamente dove vogliono, nel 29,5 per cento solo all'esterno o in alcune stanze e nel 20,3 per cento non è consentito fumare nell'ambito domestico, nemmeno all'esterno.
Gli esperti in conclusione tendono a ribadire che smettere di fumare fa bene a qualunque età, chi fuma vive mediamente 10 anni di meno rispetto al non fumatore, chi smette a 40 anni guadagna 9 anni di vita, chi smette a 50 ne guadagna 6; a 60 anni se ne guadagnano 4, sempre che nel frattempo non si verifichino altre complicazioni legate sempre al fumo. Si è calcolato che quando si smette di fumare servono almeno 15-20 anni per rendere normale il rischio di cancro al polmone, 5 anni per normalizzare il rischio di avere una malattia respiratoria grave, 2 anni per tornare ad avere lo stesso rischio d'infarto che ha una persona che non ha mai fumato.
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