Telescopi a lenti
I telescopi a lenti sono detti rifrattori e qui sotto ne vedete raffigurato lo schema ottico. La luce raccolta dall’ obiettivo viene focalizzata sul punto F, ove si trova anche il fuoco dell’oculare. Ed è proprio attraverso l’oculare che si osserva l’immagine inquadrata. A seconda della posizione occupata dall’ oculare nel cammino ottico dei raggi luminosi, avremo rifrattori di tipo Kepleriano (i più diffusi) o Galileiano.
L’obiettivo (sulla destra) è composto da due lenti costruite con vetri di indice di rifrazione diverso, per ridurre l'aberrazione cromatica (rifrattore acromatico). Esistono anche dei rifrattori nei quali tale aberrazione è stata corretta in misura maggiore (rifrattori semi-apocromatici) e quelli, costosissimi, nei quali il residuo di aberrazione cromatica è talmente basso da essere considerato praticamente nullo: i rifrattori mocromatici. In questi ultimi, l'obiettivo può essere costituito da un doppietto o un tripletto di lenti con vetri a bassa dispersione e con trattamenti antiriflesso multistrato che garantiscono un elevatissima trasmissione dell’ energia luminosa incidente.
I rifrattori sono caratterizzati da:
- elevata nitidezza e contrasto delle immagini
- assenza di ostruzione
- semplicità meccanica e affidabilità
- tubo ottico chiuso (ridotta turbolenza interna e buona protezione dalla sporcizia)
- costo elevato a parità di apertura rispetto ad altri schemi
- ingombro elevato.
Sono quindi indicati per:
- osservazione e fotografia della Luna, dei pianeti e delle stelle multiple
- fotografia del cielo profondo (deep-sky) solo con aperture superiori ai 12 cm
- osservazione terrestre
Sono invece sconsigliati per:
- osservazione di oggetti piccoli e deboli del cielo profondo (galassie e nebulose)
- fotografia deep-sky con aperture inferiori ai 12 cm