La velocità della luce potrebbe essere cambiata nel tempo
Recenti osservazioni attraverso il più grande telescopio del mondo sembrano indicare che una delle presunte costanti immutabili della natura, la velocità della luce, abbia invece subà¬to delle variazioni nell'arco dei 15 miliardi di anni della storia dell'universo. I fisici sono rimasti assai colpiti dalla scoperta, ma piacevolmente. Essa infatti avvalora le nuove teorie secondo cui le attuali cognizioni sul modo di operare dell'universo a livello subatomico debbano essere riviste e corrette.
John Webb, professore all'Università di New South Wales a Sydney, in Australia, afferma che "questa scoperta contiene profonde implicazioni sul nostro modo di comprendere la fisica". E' stato lui a guidare la squadra di ricerca alla straordinaria scoperta; questa consiste nella constatazione che la costante di struttura fine, un valore che determina la forza elettromagnetica e quindi la velocità della luce, potrebbe essere stato un poco più piccola, miliardi di anni fa. Se questo fosse vero, le attuali teorie sarebbero inesatte, dal momento che considerano la velocità della luce e altre proprietà fondamentali invariabili nello spazio e nel tempo.
Questa notizia è stata accolta piuttosto positivamente nell'ambiente dei fisici, perchè avvalora quelle teorie che prevedono un cambiamento nel tempo della costante di struttura fine. Conosciute come teorie delle corde, queste propongono un universo a 10 o a 26 dimensioni, anzichè il classico universo quadridimensionale contenente le tre estensioni spaziali più quella temporale. Le altre dimensioni sarebbero avvolte o ripiegate, e quindi impossibili da individuare attraverso la nostra esperienza quotidiana, o persino negli esperimenti fisici finora condotti.
"Questo rappresenta la traccia che ci guiderà nel trasformare le teorie della corda in qualcosa di concreto", afferma Gordon Kane, fisico all'Università del Michigan. "Si tratta proprio di una gran bella notizia, se corrisponde a verità ".
Questo è un enorme "se", commenta John Bahcall dell'Institute for Advanced Study a Princeton. "Mi mantengo piuttosto cauto nel credere a questo risultato". I fisici hanno utilizzato il più potente mezzo d'osservazione del mondo, il telescopio Keck delle isole Hawaii, per osservare alcuni dei più distanti oggetti nell'universo. Lo strumento è stato puntato su 17 quasar, oggetti celesti estremamente brillanti, probabilmente in relazione con i buchi neri.
I quasar sono cosଠdistanti, circa 12 miliardi di anni luce, che la radiazione luminosa da essi prodotta all'origine dell'universo giunge a noi solamente ora. Durante il suo lungo viaggio, la luce ha attraversato nubi di gas intergalattico, che ne hanno assorbito una parte. Studiare i processi di assorbimento può rivelarci numerose informazioni sul gas e persino sulla stessa luce, incluse la sua velocità e la costante di struttura fine. Gli scienziati confidano di confermare il risultato ottenuto utilizzando un altro telescopio, forse il Very Large Telescope dell'Osservatorio dell'Europa Meridionale in Cile.
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