I misteri dell'antico Egitto
Origini delle piramidi e della Sfinge, culti dell'Egitto, oggetti non identificati
Testimonianze ed eredità di una civiltà antica e gloriosa, le piramidi egizie sono considerate una delle più grandiose opere costruite dall'uomo. Esiste una disciplina archeologica chiamata "Egittologia" che si occupa propriamente di studiare questi antichi monumenti. Secondo quella che viene considerata dagli archeologi la tesi più fondata le piramidi erano delle opere funerarie la cui costruzione aveva lo scopo di onorare la figura del faraone, un uomo che gli antichi egizi consideravano quasi una divinità vivente, destinata un giorno a ricongiungersi nell'altro mondo agli dèi, e in particolar modo con Osiride, il sovrano dei morti. Per poter affrontare il viaggio nell'aldilà , i faraoni facevano erigere delle costruzioni simbolicamente orientate e posizionate fra il Nilo, che per gli egiziani era fonte di vita, e l'orizzonte occidentale al confine col deserto (simbolicamente il luogo dove il sole tramonta). Tali monumenti erano considerati delle dimore per il defunto, infatti, comprendevano delle parti destinate a uso pubblico.
La cosiddetta "età delle piramidi" si sviluppò per tutta la durata dell'Antico Regno (2700-2200 a.C.). La prima piramide fu edificata intorno al 2600 a.C. ed era quella a gradoni eretta da re Zoser, che si trova a Saqqarà£, a sud del Cairo. L'età delle piramidi raggiunse il suo apice con la costruzione del complesso delle piramidi di Giza, comprendente tre monumenti dedicati alla memoria di altrettanti tre generazioni di sovrani: Cheope, Chefren e Micerino. In particolare la Grande Piramide (quella del sovrano Cheope) colpisce per la sua maestosa imponenza, rimasta intatta attraverso i secoli, nonostante gli evidenti attacchi del tempo. In questa fase il significato simbolico di tali costruzioni è, per gli egittologi, molto chiaro. Si tratta di un significato strettamente legato al concetto di ascensione verso l'alto, verso il cielo ovvero verso la divinità che viene identificata con il Sole. Dopo questo periodo i canoni architettonici delle tombe reali cambiarono e i faraoni vennero tumulati nella Valle dei Re o in piramidi molto più piccole, costruite con mattoni di fango e rivestite in pietra. E' indubbio il fascino emanato dalla piramide di Cheope.
Eretta vicino alle antiche città di Eliopoli e di Menfi, la Grande Piramide si trova oggi in prossimità della città del Cairo, ed è situata alla base del Delta del Nilo. Il suo orientamento è stato calcolato con esattezza geometrica. L'ingresso è orientato perfettamente a nord. Alcuni particolari lasciano stupefatti, come, ad esempio, il fatto che se si prolungano idealmente le diagonali del lato rivolto a nord, si constaterà che inquadrano da entrambe le parti il Delta del Nilo, il quale risulta diviso in due parti perfettamente uguali dal meridiano della piramide. L'altezza attuale della Grande Piramide è di 137 metri e, se venissero aggiunte le 17 file di pietre mancanti, raggiungerebbe i 147 metri; la lunghezza di base di ognuna delle facce è di 227 metri. La piramide è costituita, inoltre, da 203 file di pietre; poichè ogni fila è arretrata rispetto a quella sottostante, può essere considerata una "scala monumentale" con i gradini alti un metro che conducono, una volta scalati, alla sua sommità costituita da una piattaforma quadrata di sei metri di lato mancando, per colmarla, le 17 file di pietre.
La realizzazione di questa immensa costruzione denota, secondo alcuni, la possibilità che le conoscenze degli antichi egizi fossero molto avanzate dal punto di vista tecnico. Erigere un simile colosso creerebbe seri problemi anche agli ingegneri di oggi. Eppure gli egizi lavorarono ininterrottamente per una ventina d'anni, innalzando una struttura che occupa una superficie di 5,3 ettari e che contiene due milioni e mezzo di massi perfettamente squadrati, alcuni dei quali pesanti oltre quindici tonnellate. Si discute sul numero degli uomini che hanno lavorato alla costruzione delle piramidi di Giza: 2000, 4000, forse 20000 uomini. Sembra certo però che non si trattasse di schiavi ma di operai egizi: muratori, costruttori, manovali, ma anche contadini che potevano dare il loro contributo nella stagione delle piene del Nilo, periodi dell'anno nei quali era impossibile la coltivazione della terra.
Quale poteva essere la tecnica utilizzata per innalzare i pesanti blocchi? Bisogna tenere conto che gli egizi a quell'epoca non conoscevano l'utilizzo della ruota, e nemmeno quello della carrucola. Per la costruzione del monumento gli studiosi ritengono plausibile l'impiego di rampe inclinate, sulle quali i massi venivano trascinati con la forza delle braccia oppure collocati su slitte tirate a mano. Al suo interno la Grande Piramide subà¬, nel corso della costruzione, alcuni cambiamenti rispetto al progetto originale. Percorrendo il "Corridoio Discendente" troviamo oggi una stanza che è situata sotto il livello del suolo. Inizialmente è molto probabile che questa dovesse essere la camera sepolcrale, ma il progetto fu poi ampliato e un'altra camera fu costruita all'interno della piramide, proprio in corrispondenza del vertice. Questa stanza oggi è conosciuta con il nome di "Camera della Regina", ed è possibile raggiungerla se si percorre un tratto in salita della galleria ascendente e un tratto piano di un'altra galleria. Salendo poi lungo il "Corridoio Ascendente" si giunge alla camera sepolcrale del terzo progetto (presumibilmente quello definitivo), luogo in cui avrebbe dovuto riposare il faraone Cheope. In realtà il corpo del faraone non è mai stato trovato.
La scoperta venne fatta nell'820 d.C., quando il califfo Abdullah Al Mamun tentò di violare la Grande Piramide. Alcune carte in suo possesso gli indicavano l'esistenza di un groviglio di passaggi interni alla piramide, uno dei quali avrebbe dovuto portare a una stanza colma di ricchezze. Il califfo fece aprire un varco nei massi della costruzione e penetrò all'interno, scoprendo un passaggio che scendeva verso il cuore della piramide. Di colpo però il passaggio si interrompeva: alcune pietre squadrate impedivano l'accesso a quello che oggi è conosciuto con il nome di "Corridoio Ascendente". Dovendo aggirare l'ostacolo, gli operai del califfo ripresero a scavare, spostando enormi blocchi di pietra per aprirsi un varco. Scoprirono quindi un lungo corridoio in salita che portava in quella che, nelle speranze di Al Mamun, doveva essere la stanza del tesoro. In realtà l'aspetto del locale era più simile a quello di una stanza funeraria, tanto che vi era anche un sarcofago. Di tesori neanche l'ombra, ma anche il sarcofago che avrebbe dovuto contenere il corpo del faraone era vuoto. Ma perchè il sarcofago era vuoto se la piramide era destinata ad ospitare il corpo del faraone? Il fatto che in nessuna delle tre piramidi di Giza siano stati trovati i corpi dei sovrani pone degli interrogativi sul significato di tali monumenti. E' probabile che le piramidi non erano allora delle semplici tombe dei faraoni. Rimane un mistero anche il fatto che l'interno di queste piramidi non sia stato decorato con geroglifici o disegni, al contrario di quello che è accaduto nelle altre tombe reali (la tomba di Nefertari, quella di Tutankhamon).
I misteri della Grande Piramide: un significato allegorico, profetico e spirituale?
Molti ricercatori hanno affrontato studi ed elaborato congetture sui misteri della Grande Piramide. E' nata cosଠquella che viene definita come "piramidologia", una disciplina che considera le piramidi come oggetti che racchiudono un sapere esoterico. Questa conoscenza nascosta sarebbe celata nei rapporti numerici che si riscontrano nella struttura stessa della costruzione.
Secondo questa disciplina, la piramide esprimerebbe - in proporzione - molti dati geofisici ed astronomici, tra cui il peso della Terra, la distanza tra la Terra e il Sole e la densità del nostro pianeta. Ma la "piramidologia" si è spinta anche oltre. Secondo ricercatori come John Taylor, Piazzi Smith, Garnier, William Petrie, Aldersmith, Robert Menzies, Habermann, Alessandro Moret, Davidson, la Grande Piramide non era soltanto un'enciclopedia di cognizioni metriche, geodesiche, geometriche, matematiche, astronomiche e scientifiche in genere, ma anche una figurazione allegorica e una cronologia profetica legata al Libro dei Morti Egiziano e al Vecchio e Nuovo Testamento. Esaminando in questa ottica i "Corridoi", la "Camera della Regina", la "Grande Galleria", il "Grande Scalino", i due "Passaggi Bassi" e la "Camera del Re", questi ricercatori sono giunti alla conclusione che tutto è sottilmente collegato e riallacciato alla Storia della Generazione Adamitica, risultando l'insieme una perfetta allegoria in pietra del Libro dei Morti Egiziano. Secondo questo libro sacro, il "Corridoio d'Ingresso" rappresenta il periodo d'Iniziazione ai Misteri dell'Universo; il "Corridoio Discendente" simboleggia l'involuzione dell'Uomo che rifuggendo l'ascensione verso la Verità s'immerge nelle tenebre; la "Camera Sotterranea" rappresenta la Follia degli Ultimi Tempi, dove il soffitto è levigato, il pavimento sconnesso e gli uomini vi sono raffigurati mentre si spaccano il cranio con delle asce. Il "Primo Corridoio Ascendente" è molto faticoso da percorrere in posizione curva e simboleggia la Sala della Verità nell'Ombra; il "Passaggio Orizzontale" e la "Cameradella Regina" sono il simbolo della Rinascita Spirituale e la Venuta della Vera Luce negli Ultimi Giorni della Legge; la "Grande Galleria", che ha il soffitto di metri 8,60, allegoricamente rappresenta la Sala della Verità nella Luce.
L'Iniziato (ovvero l'Umanità ) prima di potervi accedere deve superare prove che dimostrino la saggezza a cui è pervenuto; il "Grande Scalino"è il simbolo dell'Inizio della Preparazione in ragione della Consumazione dell'Era e del Ristabilimento di tutte le cose; il "Primo Passaggio Basso" è alto meno di un metro e rappresenta l'inizio del Periodo del Caos, infatti da qui non si sale più ma si cammina in orizzontale; l'"Anticamera" è molto più alta e nel rituale del Libro dei Morti rappresenta la Camera del Triplice Velo e corrisponde a un periodo di Tregua del Caos. Una lastra di granito posta verticalmente, in corrispondenza del secondo "Passaggio Basso", costringe l'Iniziato a inchinarsi nuovamente con umiltà perchè inizia a sollevarsi il Triplice Velo; il secondo "Passaggio Basso" potrà essere superato solo in posizione fortemente inchinata, simbolo dell'Umiliazione Finale, finchè non si entra nell'ultima camera; la "Camera del Re". Questa simbolicamente è la Camera del Mistero e della Tomba Aperta, la Camera del Grande Oriente, la Sala del Giudizio e della Purificazione delle Nazioni; è completamente spoglia, contiene solo un sarcofago di granito rosso senza coperchio, le cui misure 1,97 x 0,68 x 0,85 e la cui cubatura sarebbero simili a quella dell'Arca dell'Alleanza costruita da Mosè e a quella del Mare di Rame, un vaso del Tempio di Salomone...
C'è chi ha passato tutta la vita a misurare la Piramide di Cheope in cerca delle più incredibili formule matematiche. Alcuni sostengono che il perimetro della base diviso cento misura 365, 24. Il numero dei giorni dell'anno, incluso il bisestile. 3000 anni prima del calendario Gregoriano? Lo stesso perimetro diviso per la metà dell'altezza darebbe il famoso 3,14, il Pi greco. Gli egizi lo conoscevano già , 2000 anni prima di Archimede? Il peso della piramide di Cheope sarebbe di circa 6 mila tonnellate. Questo numero moltiplicato per un miliardo darebbe un'ottima approssimazione del peso della Terra. La piramide di Cheope potrebbe essere, quindi, una rappresentazione in scala del nostro pianeta? Secondo l'autore di Secrets of the Great Pyramid, Peter Tompkins, la piramide di Cheope serviva come osservatorio astronomico e, grazie ad essa, si potevano persino realizzare mappe della volta celeste. Le misure dei lati e degli angoli della costruzione rappresentavano un perfetto strumento per ottenere la proiezione di una particolareggiata mappa dell'emisfero settentrionale, e questa sarebbe, secondo Tompkins, la prova che chi costruଠla piramide conosceva anche l'esatta misura della circonferenza della Terra, nonchè la durata di un anno solare.Le spiegazioni numeriche e simbologiche si sprecano.
Il numero 286,1 chiamato "Fattore Spostamento" da Davidson, si trova ovunque e costituisce - a suo dire - il punto centrale dell'allegoria della costruzione. La differenza tra il soffitto del "Primo Corridoio Ascendente" e quello della "Grande Galleria" è di 286,1 pollici; l'asse centrale del "Grande Scalino" è spostato da quello centrale Nord-Sud ugualmente di 286,1 pollici; l'altezza delle 17 file di pietre mancanti per formare il vertice della Piramide è sempre di 286,1 pollici; il quadrato di base della Piramide che presenta la lunghezza di 365,24, pari all'anno solare, al centro dei suoi quattro lati, presenta una rientranza di 35,76 pollici, e se si calcola la diversità tra questo quadrato di base reale e quello ideale si trova che la differenza tra i due è di 286,1 pollici. Il numero 286,1 è basilare per determinare le esatte misurazioni astronomiche, gravitazionali e le variazioni nei riguardi dell'eccentricità dell'orbita terrestre. Un altro aspetto evidenziato è quello relativo al numero 153 che, ugualmente al "Fattore Spostamento", ricorre spesso. La lunghezza della "Grande Galleria" è di 153 piedi; 153 è il numero che si ottiene se si addizionano i numeri da 1 a 17, quante sono le file di pietre mancanti per colmare la piramide fino al suo vertice. Il numero viene accostato ai 153 pesci (!) rimasti nelle reti degli Apostoli, gettate su invito di Gesù; la durata della Missione di Gesù, dal Battesimo nel Giordano alla morte sulla Croce, ebbe la durata di 918 giorni, pari a sei periodi di 153 giorni, rapportabili ai 6 millenni già consumati che vanno da Adamo ai nostri giorni, nonchè gli avvenimenti fururi: la Seconda Venuta del Messia e l'avvento dell'Era dello Spirito...
Va detto che tutte questi abbinamenti di numeri e profezie, che hanno avuto molti sostenitori e divulgatori, si sono sempre rivelate un argomento poco credibile. E' stato osservato che elaborando opportunamente i numeri si possono fare molte scoperte sensazionali che poi in realtà tanto sensazionali non sono... Queste teorie bizzarre stimolano l'interesse verso la Grande Piramide da parte dei culturi della New Age. I suoi seguaci si raccolgono nei pressi della Sfinge o nella stanza principale della piramide di Cheope, la "Camera del Re", convinti che questi luoghi emanino energie universali positive...
Le teorie di Bauval e Hancock
Non mancano studiosi che, in qualche modo, hanno alimentato ulteriormente il mistero delle piramidi sostenendo l'ipotesi che il retaggio culturale degli antichi egizi abbia origine da ciò che rimane di una civiltà molto più antica di quella egizia, ma tecnologicamente molto evoluta, che avrebbe realizzato le piramidi con l'ausilio di strumenti e tecnologie superiori anche a quelle odierne. Per alcuni questa civiltà misteriosa sarebbe di origine extraterrestre, per altri la prima a dover essere chiamata in causa è la mitica civiltà di Atlantide scomparsa, secondo la leggenda, più di diecimila anni fa. Ipotesi, quest'ultima, che può sembrare fantasiosa e irreale ma che è sostenuta da ricercatori dal notevole bagaglio culturale e da scienziati appartenenti a branche diverse dall'egittologia classica. Questi ricercatori, con una serie di argomentazioni convincenti, sono riusciti a guadagnarsi l'attenzione della pubblica opinione, rimettendo in discussione l'intera storia dell'Egitto e del genere umano. Tra gli altri, due studiosi, uno scozzese e l'altro egiziano: si tratta di Graham Hancock e di Robert Bauval, coautori del best seller Impronte degli Dei e del successivo Keeper of Genesis (Portatori della Genesi).
Bauval ha esposto la sua teoria in un ulteriore libro dal titolo Il mistero di Orione. Hancock e Bauval affrontano il tema molto scomodo dei misteri della Piana di Giza, inquadrando il tutto in uno schema più ampio, teso a dimostrare che prima della nostra civiltà vi fu un'altra civiltà molto evoluta di cui ancora non sappiamo nulla. Una civiltà d'origine extraterrestre secondo Robert Temple che, nel suo The Syrius Mistery, avanza questa possibilità . La teoria si basa su molti elementi della mitologia di diversi popoli del mondo. In essa si leggerebbe, in realtà , la visita che l'umanità avrebbe ricevuto in tempi remoti di alieni dall'aspetto di creature anfibie, provenienti dalla stella più luminosa della costellazione del Cane Minore, Sirio, la stella che nelle mitologia egizia veniva identificata con la dea Iside, la dea della grazia e della bellezza. Ma se le teorie di Temple sono difficilmente riscontrabili dal punto di vista storico e scientifico, Hancock e Bauval (in particolare quest'ultimo) si spingono più in là , e soprattutto portano a sostegno delle loro teorie degli interessanti elementi.
Leggendo i Testi delle piramidi di Unas, Bauval si ritrovò a riflettere su alcuni brani dove il sovrano dichiara che il suo spirito "è una stella". Questa affermazione è solo una metafora per indicare la sua immortalità oppure va presa letteralmente? Negli stessi testi vi sono precisi riferimenti alla costellazione di Orione: "O Re, tu sei la grande stella, compagno di Orione, che attraversa il cielo con Orione". Si sa che la costellazione di Orione era sacra per gli antichi egizi, i quali la identificavano con la dimora del dio Osiride, il sovrano del regno dei morti e compagno di Iside. Bauval si chiese se questi riferimenti a Orione, che oltretutto si trova in una regione stellare relativamente vicina al Cane Minore e quindi a Sirio, non potessero essere la chiave per risolvere il mistero delle piramidi. Quando ebbe modo di osservare una veduta aerea del sito archeologico di Giza, Bauval notò la particolare disposizione delle tre costruzioni principali. Le più grandi, quelle di Cheope e Chefren sono perfettamente allineate tra loro. Sarebbe possibile tracciare una linea retta tra l'angolo nord-est della Grande Piramide e quello sud-ovest della piramide di Chefren. Diversamente, la piramide di Micerino risulta spostata rispetto a questa linea, oltre ad essere, tra le tre costruzioni, quella più piccola. Come può spiegarsi questa singolare anomalia? La risposta, secondo Bauval, va cercata alzando gli occhi al cielo.
Se si osserva la costellazione di Orione si nota che le tre stelle della cintura di Orione (Zeta, Epsilon e Delta) sono disposte esattamente come le tre piramidi di Giza. Dunque la Piana di Giza poteva essere la riproduzione monumentale di quella regione celeste, compresa la Via Lattea, in questo caso rappresentata dal fiume Nilo. Infatti gli egiziani concepivano la Via Lattea come una controparte celeste del loro fiume. Ogni anno attendevano con ansia la piena del Nilo, che era insieme una benedizione e una fonte di preoccupazione: avevano bisogno del fertile limo che il fiume trascinava con sè dagli altipiani dell'Etiopia e avevano bisogno che i campi fossero irrigati, ma nello stesso tempo avevano paura che il livello del fiume potesse salire troppo e inondare le loro case. Erano convinti che l'inondazione annuale fosse controllata dagli dèi, e in particolare dai patroni dell'Egitto, Osiride e Iside.
A loro sembrava che l'elemento scatenante della piena, che si verificava a metà dell'estate, fosse la prima apparizione della stella di Iside, Sirio, dopo il periodo annuale in cui restava invisibile. Questa apparizione era preannunciata dalla levata precoce di Orione e, quindi, gli egiziani osservavano con acuta anticipazione le stelle di questa costellazione che confina con la Via Lattea. In tutto questo c'era, comunque, anche un altro aspetto. Gli egiziani credevano in un aldilà celeste in cui speravano che le anime trasmigrassero dopo la morte. Il Libro dei Morti, illustrato sulle pareti di alcune delle piramidi più tarde, fornisce ampie prove del fatto che lo immaginavano situato nella costellazione di Orione. Tutte le sepolture avvenivano sulla riva occidentale del Nilo che, insieme con i campi delle piramidi, simboleggiava la regione di Orione sulle sponde della Via Lattea.
Nel linguaggio rituale il trasporto di un cadavere attraverso il Nilo per la sepoltura era connesso, in qualche modo, con la traversata da parte dell'anima del Nilo celeste, la Via Lattea, per raggiungere il paradiso sul quale regnava Osiride. La Via Lattea, dunque, era il fiume dei morti, lo Stige primordiale che i morti dovevano superare se volevano raggiungere l'aldilà . La funzione delle piramidi egizie, per quanto possiamo capire, era di assistere il faraone in questo viaggio sfruttando la scienza delle corrispondenze: come in cielo cosଠin terra. Si riteneva che il faraone, attraversando il Nilo, sottoponendosi a certi riti e facendosi seppellire in una piramide, si accertasse che la sua anima non solo sarebbe ascesa fra le stelle di Orione ma sarebbe addirittura diventata una stella essa stessa. Questa, a grandi linee, era la teoria della metamorfosi sottesa alla religione egiziana che ha continuato a restare un mistero ancora per molto tempo, dopo l'abbandono delle piramidi. Secondo Bauval la connessione fra le piramidi egiziane e la mappa celeste è fin troppo evidente. Ma se esiste un tale legame, dovevano esserci altre piramidi nei posti corrispondenti alle altre stelle. Bauval scoprଠche la piramide di Nebca ad Abu Ruwash corrisponde alla stella del piede sinistro di Orione e la piramide di Zawyat al Aryan a quella della spalla destra. Altre piramidi collegate alle stelle di Orione non sono state scoperte, forse non sono mai state costruite.
Negli anni Sessanta l'egittologo Alexander Badawy aveva avanzato l'ipotesi che il condotto d'areazione della "Camera del Re" della Grande Piramide, puntasse esattamente verso Orione all'epoca in cui il monumento fu eretto, cioè intorno al 2550 a.C. L'astronoma americana Virginia Trimble stabilଠche Badawy aveva visto giusto. Il condotto puntava verso la grande costellazione, le cui stelle sarebbero state visibili ogni notte a chiunque avesse idealmente potuto infilarsi nello stretto passaggio. I calcoli della Trimble non convincevano Bauval, perchè da essi si stabiliva che il condotto puntava esattamente verso la stella centrale di Orione (che nell'ipotesi di Bauval rappresentava la piramide di Chefren), mentre, a rigor di logica, se la Grande Piramide rappresentava la stella meridionale (Zeta Orionis) doveva essere questa stella il "bersaglio" giusto.
Ma il dubbio fu risolto grazie alla tecnologia. Bauval chiese aiuto all'ingegnere tedesco Rudolf Gantenbrink, il quale era stato assunto per trovare il modo di deumidificare la piramide. Per farlo, Ganterbrink utilizzava un piccolo robot in grado di scalare i condotti d'areazione. Il robot aveva rivelato che l'inclinazione dei condotti era di poco superiore ai dati forniti dagli studi dell'egittologo Flinders Petrie (dati su cui si era basata la Trimble), secondo il quale l'inclinazione del canale meridionale era di 44° e 30'. In realtà era di 45° esatti e, in base a queste nuove misurazioni, Bauval si rese conto che il condotto puntava dritto verso Zeta Orionis, a patto che si spostasse di un centinaio di anni la data di edificazione della piramide (circa il 2400 a. C.).
In seguito Bauval studiò anche i condotti della "Camera della Regina" e, con l'aiuto di un computer, scoprଠche il canale meridionale, all'epoca dell'edificazione della piramide, puntava verso Sirio, la stella di Iside. Dunque le piramidi non erano solo delle tombe ma anche edifici di culto, templi il cui fine ultimo era quello di permettere all'anima del faraone (in questo caso Cheope) di innalzarsi verso Zeta Orionis, la stella dalla quale avrebbe regnato per sempre come Osiride. La sala della regina serviva probabilmente come luogo dove avveniva la prima parte di un complicato cerimoniale che culminava con un rituale chiamato "apertura della bocca", nel quale il figlio del faraone, tramite un'ascia sacra, apriva la bocca del sovrano per ridargli simbolicamente la vita. Se era cosଠe se le piramidi rappresentavano la cintura di Orione, era possibile che quel monumentale progetto fosse stato pianificato da una civiltà vissuta molto prima di quella egizia e anteriormente a tutte le civiltà conosciute? Ma quando? La risposta potrebbe trovarsi ancora una volta nella disposizione geografica delle piramidi. Per ottenere una rappresentazione perfetta della regione di Orione con le giuste inclinazioni e il giusto allineamento rispetto alla Via Lattea, Bauval si rese conto che, a causa del fenomeno della precessione degli equinozi, bisognava andare molto indietro nel tempo, fino all'epoca in cui la Cintura di Orione assunse la posizione più bassa. Ciò avvenne nel 10.450 a.C. Possiamo, dunque, secondo Bauval, considerare la Piana di Giza come una specie di orologio stellare che segna l'epoca di Osiride e in particolare l'era primordiale, quella che gli egizi chiamavano il Primo Tempo (Zep Tepi), un'epoca in cui gli dèi fraternizzavano con gli uomini. Un'epoca che, ufficialmente, appartiene solo al mito e che può essere identificata con "l'età dell'oro" della mitologia greca.
La Sfinge
Una conferma importante delle teorie di Hancock e Bauval sull'esistenza di una civiltà remota precedente alla storia conosciuta verrebbe dall'analisi di un altro famoso monumento della Piana di Giza, la Sfinge, l'enorme statua scolpita in uno sperone roccioso di calcare che, secondo la versione ufficiale, raffigurerebbe il volto di Chefren, il faraone della IV dinastia al quale è dedicata anche una delle piramidi del complesso monumentale. Ci si è sempre domandati quando fu effettivamente costruita la Sfinge di Giza. C'è chi mette in dubbio il fatto che fu Chefren a farla costruire. A sollevare la questione è stato l'egittologo John Anthony West, autore del libro Serpent in the Sky.
West è convinto che la Sfinge sia stata solo ritoccata all'epoca di Chefren. Questo faraone si sarebbe impadronito della paternità del monumento, il quale sarebbe in realtà molto più antico. 12.500 anni fa una civiltà tuttora sconosciuta alla storia ufficiale avrebbe scolpito un enorme leone. Da una pietra avrebbe ricavata la testa; il corpo, invece, sarebbe stato ricavato in un secondo momento e naturalmente adattato alla testa, anch'esso il corpo di un leone. Con le pietre estratte per costruire il corpo del leone (pesanti fino a 200 tonnellate) sarebbe stato costruito il tempio di fronte, il tempio della Sfinge. Chefren, 8000 anni dopo, avrebbe sostituito la testa di leone con la sua. Testa che sarebbe, quindi, più nuova del corpo. Due sono gli indizi che West ha portato all'attenzione a sostegno della sua ipotesi. Per prima cosa ha provato che il volto umano scolpito, e attualmente visibile, è nettamente sproporzionato rispetto al corpo di leone, il che significa che originariamente tale volto doveva raffigurare qualcos'altro, forse proprio una testa leonina. Inoltre, lo stato di erosione della Sfinge, unitamente a quello delle pareti dell'enorme depressione in cui giace da millenni, proverebbe che il monumento e la zona circostante sarebbero stati sottoposti all'azione dell'acqua e non, come si è pensato, a quella della sabbia.
Ciò significa, secondo West, che la Sfinge fu eretta in un periodo antecedente l'apparizione della civiltà egizia, un periodo in cui la Piana di Giza e tutto il Delta del Nilo avevano un clima molto diverso da quello attuale. A quell'epoca piogge battenti diluivano la roccia calcarea circostante, creando scanalature che, fino a poco tempo fa, si ritenevano causate dall'erosione del vento. Per giungere a questa conclusione West si è servito dell'apporto professionale di un geologo, Robert Schoch. Schoch ha osservato che la Sfinge ed il recinto in cui è contenuta presentano una combinazione di profonde fessure verticali e insenature orizzontali ondulate. Ciò costituirebbe la prova lampante di quello che succede a una costruzione di pietra calcarea quando viene sferzata dalla pioggia per migliaia di anni. Se ci basiamo sui dati della paleoclimatologia scopriamo che nella regione egiziana vi furono anticamente due periodi piovosi, che potrebbero essere stati la causa dell'erosione riscontrata a Giza. Il primo periodo è compreso tra il 5.000 e il 7.000 a.C. all'epoca del Subpluviale Neolitico, il secondo precede il 10.000 a.C. Schoch propende cautamente per la prima ipotesi, e già questo sarebbe un motivo sufficiente per gettare lo scompiglio nelle teorie ufficiali degli egittologi. West invece è convinto che la data giusta sia la seconda e che quindi, ancora una volta, ci troviamo di fronte a un indizio che ci fa pensare al mito di un'antica civiltà perduta. Si ritorna quindi alle teorie di Hancock e Bauval, i quali identificano questa civiltà perduta con Atlantide. Se West ha ragione, la Sfinge di Giza potrebbe rappresentare un manufatto costruito proprio dai membri di questa civiltà .
Zahi Hawass
La Sfinge e le Piramidi, quindi, non sono opera degli egizi? Zahi Hawass - direttore archeologico della Piana di Giza ed uno dei massimi conoscitori della storia egizia - respinge con forza le teorie avanzate sull'ipotesi Atlantide. Secondo le sue ricerche, tutti gli scavi e i ritrovamenti di Giza dimostrano che sono stati gli egiziani a costruire la Sfinge e le Piramidi. "L'erosione della Sfinge è stata causata dal vento e non dalle acque", dice Hawass smentendo le teorie di West. "12 mila anni fa non esisteva nessuna civiltà in grado di costruire le Piramidi e la Sfinge. Il volto della Sfinge corrisponde esattamente al volto di Chefren e tutte le nostre scoperte confermano il fatto che essa è stata costruita 4500 anni fa". Altre teorie vogliono che sotto la Sfinge esisterebbero delle Stanze, ma vari istituti di ricerca, come quello di Stanford in California, che hanno analizzato il terreno, hanno appurato che non esiste alcuna stanza segreta. La Sfinge è un'unica roccia solida sotto al quale non c'è stanza alcuna. Hawass ha aperto un tunnel sotto la Sfinge. "Non abbiamo trovato nulla che proverebbe dell'esistenza di una civiltà pre-egizia", sostiene Hawass. "Tutto ciò che è stato scoperto è la prova che la Sfinge e le Piramidi sono state costruite 4500 anni fa e che niente è antecedente a questa data".
La Sfinge è alta 22 metri e lunga 57. Secondo Hawass essa doveva stare tra la Piramide di Cheope e quella di Chefren perchè rappresentava il dio del Sole che sorge e tramonta tra le due piramidi. La Sfinge venera il Sole, con le zampe anteriori protese verso il Sole che sorge e tramonta da quel tempio. Tramite la Sfinge i raggi del Sole sono in collegamento con il tempio e le Piramidi. Il quella posizione il Sole colpisce le spalle della Sfinge nei giorni degli equinozi: il 21 marzo e il 21 settembre.
Hawass è a capo di una squadra composta da 500 persone che lavorano nella Piana di Giza per effettuare scavi, ma anche per preservare le tre piramidi e la Sfinge alle generazioni future. La Sfinge ha resistito per millenni a tutte le intemperie naturali ma è stata parzialmente danneggiata dall' impatto con il XX secolo; era stata danneggiata dal cemento che impediva alla pietra calcarea di respirare. Grazie al restauro ora è salva.
Analogie con altre piramidi nel mondo
Oltre all'Egitto, anche in altri luoghi esistono antichi edifici di forma piramidale. Innanzi tutto va considerato tutto il centro-sud America: Messico, Perù e Guatemala in particolare. Sito principale messicano è Teotihuacà n, dove una serie di costruzioni piramidali caratterizza l'intera pianta dell'antica città tolteca. Dominano sulle altre le piramidi del Sole, della Luna e di Quetzalcoatl, disposte secondo un codice che, come quello della Piana di Giza, sembra essere derivato da profonde conoscenze astronomiche.
Le grandi piramidi del Sole e della Luna di Teotihuacà¡n, a nord di Città del Messico, sono state paragonate a buon diritto alle piramidi di Giza. Di fronte alle loro dimensioni colossali, si stenta quasi a credere che i costruttori siano riusciti a edificare monumenti cosଠenormi con i mezzi primitivi allora a disposizione. Eppure il sito di Teotihuacà¡n non comprende solo due costruzioni, per quanto imponenti siano. La vasta superficie dell'abitato lascia intendere che questa, ai suoi tempi, doveva essere la metropoli più grande di tutto il continente americano. Anzi, persino nel Vecchio Continente dovevano essere poche le città in grado di competere con Teotihuacà¡n. Come l'odierna Città del Messico, anch'essa era costruita con un sistema stradale a griglia. Il suo aspetto più impressionante, a parte le grandi piramidi, è un grandioso viale che corre per una decina di chilometri prima di culminare in una plaza davanti alla Piramide della Luna. Ai lati del viale sorgono piccoli templi e piattaforme a gradini, molte delle quali sono state adibite a tombe per i nobili. Benchè si sappia poco delle origini e delle pratiche spirituali dei fondatori di Teotihuacà¡n, sembra che gli aztechi, in vista forse della funzione originaria di necropoli di quella parte della città , conoscessero il viale sotto il nome di "Via di dei Morti". L'idea stessa di una necropoli, una città dei morti, è tipicamente egiziana. Ora sappiamo che le grandi piramidi egiziane della IV dinastia non furono costruite una alla volta solo per soddisfare i capricci di faraoni dispotici, bensଠinnalzate in base a un piano prestabilito: la rappresentazione di una sconcertante religione stellare. Cosଠsembra essere avvenuto anche a Teotihuacà¡n.
Sempre in Messico, la civiltà Maya ha lasciato le sue tracce nelle vestigia di Chichèn-Itzà , ed in particolare nella piramide dedicata a Kukulkan - dio corrispettivo dell'azteco Quetzalcoatl - di Tulum e della città di Coba, quest'ultima totalmente immersa nella foresta e caratterizzata da piramidi di dimensioni diversissime. Di notevole interesse, tra le altre, sono anche le piramidi a gradoni maya di Tula, Uxmal, Palenque, Monte Albà n e forse quella che è considerata la più antica di tutte, la piramide di Cuicuilco in Messico. Ma il continente americano non era il solo a possedere piramidi a gradoni. In Egitto troviamo la piramide di Zoser; mentre in Irak le popolazioni assiro-babilonesi costruivano torri piramidali a gradoni che chiamavano Ziggurat. Va detto che le piramidi sono sempre state associate a una sorta di culto religioso a carattere cosmico che ha trovato la massima espressione nei templi indù in India e nella penisola di Giava. Anche in Cina esistono piramidi di dimensioni colossali, alte oltre 300 metri, circa il doppio dell'altezza della grande piramide di Cheope.
Un fatto molto importante evidenziato dagli autori de Le profezie dei Maya, Maurice A. Cotterel e Adrian G. Gilbert, è che come nell'antico Egitto, anche in altre civiltà antiche era diffusa la credenza che la Via Lattea fosse un sentiero nel cielo da percorrere dopo la morte per raggiungere la dimora celeste. Nelle tribù del Nordamerica la Via Lattea veniva concepita come se avesse un cancello alle due estremità , i punti in cui incrocia l'eclittica. Uno di questi punti d'intersezione, o "porte", si trova fra le costellazioni dei Gemelli e del Toro, vicino a Orione, e l'altra all'estremità opposta dell'eclittica, fra le costellazioni dello Scorpione e del Sagittario. Nel suo moto di rotazione, la Terra presenta una lieve irregolarità che causa l'apparente mutamento ciclico dei cieli in un periodo della durata approssimativa di ventiseimila anni. Questa irregolarità è nota sotto il nome di "precessione", e uno dei suoi effetti più vistosi è il cambiamento del segno zodiacale che sorge all'equinozio di primavera ogni 2160 anni. Attualmente siamo alla fine di un segno, i Pesci, e stiamo per entrare in quello successivo, l'Acquario.
Tuttavia l'eclittica ovvero il percorso apparente del sole in cielo, interseca la Via Lattea sempre nello stesso punto, indipendentemente dai cambiamenti della precessione. L'idea che la Via Lattea abbia due porte fa parte anche della tradizione pitagorica e orfica. In un saggio sulla "precessione", Hamlet's Mill, il professore americano Giorgio de Santillana e la sua collega tedesca Hertha von Dechend hanno ricostruito la tradizione su entrambe le sponde dell'Atlantico, citando fra l'altro Macrobio, che fornisce una definizione piuttosto chiara delle "porte". A quanto pare Macrobio, e probabilmente anche altri pagani di Roma, riteneva che le anime ascendessero al cielo nel segno del Capricorno e poi, per rinascere, scendessero di nuovo attraverso la porta posta nel Cancro. In realtà questa porta si trova nei Gemelli; è solo a causa dei mutamenti operati dalla precessione degli equinozi che Macrobio la etichetta come Cancro. De Santillana e von Dechend proseguono attirandol'attenzione sui miti amerindi dell'Honduras e del Nicaragua che parlano dello "Scorpione Madre" che dimora in fondo alla Via Lattea e la eguagliano alla "stella spirito" (Antares - Alpha Scorpio). Questa stella luminosissima si trova all'intersezione meridionale fra l'eclittica e la Via Lattea e segna la porta meridionale. Essi mettono in evidenza il fatto che anche i maya avevano un'antica dea scorpione, come ovviamente gli egiziani e i babilonesi.
I maya concepivano la Via Lattea in due modi, probabilmente derivati da tradizioni diverse: da un lato la consideravano come un coccodrillo, con la testa in basso e il corpo allungato in cielo; e dall'altro come un gigantesco albero di ceiba che sosteneva il cielo come il palo di una tenda. Si direbbe che i maya, come gli antichi egizi, fossero convinti che almeno uno dei loro regni dell'aldilà , o celesti, fosse vicino alla Via Lattea. Il loro interesse per la levata del gruppo delle Pleiadi, che essi associavano con il culto solare del serpente a sonagli, indica che a loro avviso la porta dei cieli doveva trovarsi nella stessa regione del cielo dov'erano il Toro e Orione.
Tutti questi collegamenti e paralleli fra le conoscenze cosmologiche dell'Antico e del Nuovo Mondo possono naturalmente essere del tutto casuali, ma forse non è cosà¬. E' possibile che i maya, ad esempio, lo avessero appreso, direttamente o indirettamente, dagli egiziani? In alternativa, è possibile che entrambe le civiltà , sulle due sponde dell'Atlantico, avessero un'origine comune? La somiglianza e le presunte analogie fra tutti questi monumenti cosଠdistanti fra loro ha fatto crescere tra i ricercatori il sospetto che, effettivamente, il progetto di base di queste costruzioni fosse patrimonio di una civiltà estesa a livello mondiale. Se è ipotizzabile l'esistenza di una relazione culturale tra le antiche popolazioni precolombiane, gli antichi egizi ed altre civiltà antiche, questa relazione sarebbe possibile solo se fosse ammessa l'esistenza di un continente-ponte, l'Atlantide, poi sprofondato nelle acque dell'oceano. Ma dov'era situata questa civiltà ? Secondo alcuni ricercatori la sua ubicazione era nell'Oceano Atlantico, come dimostrerebbero le piramidi egizie e mesoamericane, ma anche quelle ritrovate nelle isole Canarie poste proprio nell'Atlantico. Tuttavia, a parte le tante leggende sulla mitica Atlantide, fino ad ora non è mai stato trovato niente di concreto sull'esistenza di questa civiltà .
Dei del Egitto: extraterrestri divinizzati ?
Un'altra ipotesi è che l'origine di tutto sia stata una razza extraterrestre che, in diversi momenti storici, abbia in qualche modo aiutato la nascita e lo sviluppo delle varie civiltà terrestri, che avrebbero, in qualche modo "divinizzato" i loro colonizzatori, generando i miti come quelli egizi del dio Osiride. Se le reminiscenze tecnologiche degli antichi egizi hanno a che vedere con l'incontro in epoche remote con esseri di altri mondi, il mito di Horus può rappresentare l'anello di congiunzione tra quell'epoca e i primordi della storia egizia. La leggenda dice che c'erano due fratelli: Osiride e Seth.
L'Occhio di Horus è rappresentato nelle antiche scritture egizie come un cerchio alato. Secondo alcuni era in realtà un veicolo discoidale in grado di volare. |
Il primo era un re buono e giusto, mentre Seth era il re del Male. Osiride sposò la sorella Iside. Seth geloso del fratello lo uccise, ne fece a pezzi il corpo e lo sparpagliò per tutto l'Egitto. Iside era in attesa di un figlio: Horus. Per paura di Seth, lo nascose in un luogo nelle paludi del Delta; una volta cresciuto, Horus si fece avnti per combattere Seth. Mentre la guerra era ancora in corso, gli Dèi si riunirono in concilio e dichiararono Horus discendente di Osiride, colui che meritava il trono di Osiride sulla Terra. Horus è quindi il discendente del padre Osiride sul trono d'Egitto, ed è per questo che ogni re sulla Terra è discendente di Horus sul trono d'Egitto. La corte dichiarò che Osiride sarebbe stato il primo re a diventare re-dio una volta raggiunto l'aldilà e che dopo di lui tutti i re sarebbero stati Osiride. Horus era quindi considerato tradizionalmente come l'ultimo re della stirpe divina, che fu scelto dal Concilio degli Dei del Cielo per governare il paese del Nilo dopo la morte di Osiride.
Secondo lo storico Manetone, Horus "fu condotto dagli Dèi ed ammesso alla loro presenza". Manetone ne parla come se si trattasse di un essere umano e il fatto che fosse stato portato al cospetto degli Dèi celesti potrebbe sottintendere l'utilizzo di un veicolo volante particolare. Tale veicolo nella mitologia egizia esiste ed è chiamato "Occhio di Horus" (vedi). Ne troviamo traccia nel Libro dei Morti Egiziano, dove leggiamo: "Io sono Horus che proviene dall'Occhio di Horus" e vi sono molte raffigurazioni che ce lo rappresentano come un cerchio alato. L'"Occhio di Horus" era cosଠchiamato probabilmente perchè, utilizzando tale veicolo, il sovrano-dio riusciva ad osservare il suo popolo dall'alto dei cieli, cieli che erano considerati la dimora di Horus. Secondo alcuni l'"Occhio di Horus" poteva, quindi, essere una "macchina volante" con caratteristiche non molto diverse dai Vimana della letteratura indiana ed è possibile anche assimilarlo (per forma e caratteristiche) ad altri oggetti anomali presenti nella tradizione di altri popoli. Basti pensare al disco alato del dio Marduk, al Serpente Piumato della mitologia precolombiana e al biblico Leviatano.
UFO sull'antico Egitto ?
Ma che tracce si possono trovare nell'antica cultura egizia di avvistamenti di tipo ufologico? E' importante la scoperta fatta dal professor Adalberto Tulli, ex direttore del Museo Egizio del Vaticano. Si trattava di un curioso documento, un papiro (vedi) redatto all'epoca del faraone Thutmosis III (1504-1450 a.C.), la cui traduzione solleva alcuni interrogativi. Il documento era stato trovato dal professor Tulli, ma a causa della sua morte prematura non ebbe il tempo di esaminarlo con accuratezza. Fu allora l'egittologo Boris De Rachewiltz ad occuparsi della sua traduzione, inviandone poi nel 1953 la trascrizione alla Fortean Society di New York, che lo pubblicò nel numero 41 della rivista "Doubt". Il brano tradotto da De Rachewiltz è un frammento degli Annali Reali e in esso troviamo la descrizione di fenomeni che oggi definiremmo ufologici. Il testo del papiro è molto frammentario, ma i punti principali sono ben riconoscibili e interpretabili.
"(...) Nell'anno 22, terzo mese d'inverno, sesta ora del giorno (...) Gli scribi della Casa della Vita scoprirono che c'era un cerchio di fuoco che veniva nel cielo. Sebbene non avesse testa il respiro della sua bocca aveva un odore fetido. Il suo corpo era lungo una pertica e largo una pertica. I loro cuori ne furono sconcertati: dunque si gettarono ventre a terra (...) Essi andarono dal Re (...) per riferirgli. Sua Maestà ordinò (...) è stato esaminato (...) quanto a tutto ciò che è scritto nei rotoli di papiro della Casa della Vita Sua Maestà meditava su quello che era accaduto. Ora dopo che furono trascorsi alcuni giorni oltre queste cose, ecco! Esse furono più numerose che mai. Splendevano nel cielo più del sole ai limiti dei quattro sostegni del firmamento. (...) Potente era la posizione dei cerchi di fuoco. L'esercito del re li osservava e Sua Maestà era in mezzo a loro. Fu dopo cena. Dopo di che essi salirono più in alto diretti a Sud. Pesci e volatili caddero giù dal cielo. Era una meraviglia mai accaduta dalla fondazione di questa Terra. Ciò indusse Sua Maestà a farsi portare incenso per placare il focolare. (...) Scrivere quanto accaduto nel libro della Casa della Vita (...) per essere ricordato per l'Eternità ."
Il papiro trovato dal professor Adalberto Tulli: è stato interpretato come la cronaca dell'avvistamento di alcuni cerchi di fuoco nel cielo, seguito da altri strani fenomeni. |
Emerso da una tomba di Saggavi il papiro ci fornisce, quindi, la cronaca dell'apparizione di un cerchio di fuoco seguito, subito dopo, da una vera e propria ondata di oggetti volanti. E in più, cosa molto sorprendente, troviamo anche un chiaro riferimento alla caduta dal cielo di animali, un fenomeno fortiano molto noto anche oggi e che, in alcuni casi, si è manifestato proprio durante l'apparizione di UFO.
L'aereo del faraone e i geroglifici di Abido
Dunque, le cronache dell'antico Egitto ci riportano ad eventi ufologici analoghi a quelli attuali. Ma, a quanto pare, esisterebbero anche altri indizi inerenti la possibilità che gli antichi egiziani siano stati testimoni del frequente passaggio di ordigni volanti. Prendiamo ad esempio la strana vicenda del cosiddetto "aereo del faraone". Per più di cinquant'anni, al Museo Egizio del Cairo è stato conservato uno strano reperto. All'apparenza, si trattava di un modellino in legno che, secondo la prima classificazione fatta dai suoi scopritori, rappresenterebbe un uccello stilizzato, del peso di 39,12 grammi. Il reperto fu rinvenuto in una tomba di Saqqar࣠nel 1898 e rimase nei magazzini del museo egizio fino al 1969. In quell'anno un archeologo, il dottor Khalil Messiha, ebbe il permesso di sottoporlo ad un esame più minuzioso. Lo studioso non ci mise molto a scoprire che, contrariamente alle altre numerose rappresentazioni di uccelli a cui l'oggetto era stato per forza di cose associato, questo possedeva alcune caratteristiche singolari: innanzitutto le ali erano dritte, mentre il piano della coda appariva rialzato e il corpo centrale era lavorato in modo aerodinamico.
Il reperto era lungo 14 centimetri, aveva un'apertura alare di 18 centimetri, pochissime decorazioni (solo degli occhi simbolici e una corta riga sotto le ali) e non vi era traccia di zampe. Nel 1971 fu istituita una commissione tecnica formata da esperti e coordinata dall'allora ministro della cultura egiziano, Gamal El-Din Moukthar, per esaminare accuratamente il reperto. La commissione, insediatasi il 23 dicembre 1971, si interessò di studiare ed esaminare anche altri reperti simili ad uccelli. Il 12 gennaio 1972 venne inaugurata, nella hall del Museo Egizio delle Antichità , la prima mostra di aeroplani dell'antico Egitto, con ben 14 modelli in esposizione. All'analisi degli esperti di aeronautica, l'oggetto risultò troppo stilizzato per essere un semplice giocattolo ma le sue proporzioni, misure e struttura ricordavano un modello in miniatura di un moderno aeroplano. Inoltre, in base ai calcoli sulle componenti aerodinamiche e di portanza, il modello venne addirittura indicato come "adatto al volo".
L'"aereo del faraone" ha stimolato la fantasia dei sostenitori della "paleoastronautica", al punto da far teorizzare ad alcuni che gli egiziani praticavano il volo a vela e possedevano una tecnologia più avanzata di quanto possiamo immaginare. Altri, invece, hanno avanzato l'ipotesi che il modellino non fosse altro che la raffigurazione di un dono degli dèi. Dèi forse di origine extraterrestre, o forse membri di una civiltà terrestre molto evoluta. In effetti, sull'oggetto vi è un'iscrizione che, tradotta, significa "Dono di Amon", il che potrebbe lasciar supporre che il modellino di Saqqar࣠sia proprio la raffigurazione di qualche ordigno tecnologico appartenente all'epoca in cui gli "dèi" del cielo convivevano con gli uomini... Comunque sia, resta il fatto che l'oggetto esiste e sul suo reale significato non si ha, fino ad ora, nessuna certezza. Un'altra importante scoperta è stata fatta dalla psicologa e ipnoterapeuta del MUFON, Ruth Hover.
Nei geroglifici dell'Osireion si notano degli oggetti che somigliano molto a moderni aeromobili |
Durante un suo viaggio in Egitto nel 1989, rilevò su di una travatura orizzontale del tempio di Abido, conosciuto come "Osireion" (vedi), dei geroglifici che nessuno aveva precedentemente notato. La scoperta è stata del tutto casuale, in quanto il pannello con i geroglifici è stato portato allo scoperto dal crollo della superficie più recente che lo ricopriva. Su di esso sono riscontrabili alcuni geroglifici rappresentanti, almeno all'apparenza, forme tecnologiche tipicamente moderne, quali aerei, elicotteri, un sommergibile, un oggetto simile ad un disco volante campanulare, e un altro velivolo interpretabile come un sigaro volante. Qual è il loro significato? Non si può scartare la possibilità che essi rappresentino davvero mezzi tecnologici, anche se anacronistici rispetto alla civiltà egizia. Secondo Bauval, Hancock e West, l'Osireion di Abido sarebbe un'altra prova delle loro teorie. Questo monumento presenta gli stessi segni d'erosione della Sfinge, e sarebbe, come quest'ultima, databile al 10.000 a. C. Il tempio dell'Osireion non sarebbe quindi di origine egizia, essendo stato solo restaurato dagli egiziani, trovandosi lଠgià da molto tempo. Della civiltà che lo realizzò gli egizi avevano un ricordo sbiadito, rintracciabile nei loro miti, ma anche in suppellettili che divennero sacri.
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