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Prevenire il citomegalovirus in gravidanza

Prevenire il citomegalovirus in gravidanza

Se il citomegalovirus è negativo bisogna stare attenti durante la gestazione, è infatti importante prevenire questo virus durante la gravidanza perché può arrecare al bambino danni permanenti anche gravi. Uno studio italiano, condotto presso la clinica ostetrico-ginecologica universitaria dell'ospedale Sant'Anna della Città della Salute di Torino e il Policlinico San Matteo di Pavia (Fondazione Irccs), ha dimostrato l'efficacia di una corretta informazione per la prevenzione del citomegalovirus in gravidanza. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista medica EBioMedicine (Prevention of Primary Cytomegalovirus Infection in Pregnancy - Doi: 10 1016 / j ebiom 2015 08 003 - Agosto 2015).

Maria Grazia Revello, prima autrice dello studio, spiega che il citomegalovirus (un virus diffuso a livello globale che in alcuni casi può provocare sordità e ritardo psicomotorio), ogni anno infetta circa 40 mila bambini negli USA e 35 mila bambini nel nostro Continente. In Italia sono quasi 2mila i bambini che annualmente nascono con un'infezione virale congenita da citomegalovirus (Cmv). Questi numeri non trascurabili fanno capire perché i risultati ottenuti nello studio hanno avuto un certo risalto a livello mondiale.

Lo studio, che ha coinvolto circa 9000 gestanti, dimostra che una corretta informazione sulle norme igieniche da seguire durante la gravidanza può ridurre considerevolmente i casi di infezione primaria da citomegalovirus. Il Cmv si può trovare con un'altra frequenza nella saliva e nelle urine dei bambini al di sotto dei tre anni, una delle più diffuse modalità di infezione avviene quando si portano inavvertitamente alla bocca mani o oggetti contaminati da questi fluidi. E' quindi importante istruire le lavoratrici sieronegative che hanno in custodia dei bambini (prendiamo il caso di babysitter, insegnanti di asilo, ecc,) e le donne in gravidanza che hanno un bambino in età di asilo. Secondo alcune stime circa i due terzi di tutte le infezioni primarie avvengono in donne alla seconda o più gravidanza, questo perché il cambio di pannolini, ciucci, biberon, ecc . aumenta considerevolmente il contatto con il fluido vettore del citomegalovirus.

Una volta selezionate le donne ad alto rischio di infezione sono state date alcune indicazioni quali: lavarsi frequentemente le mani, non baciare i bambini piccoli sulla bocca o sulla faccia, non condividere stoviglie, biancheria, cibo o bevande. In generale vi era una raccomandazione a non portare alla propria bocca qualunque cosa potesse essere stata a contatto con la bocca del piccolo. Non solo oggetti scontati ti come il ciuccio ma anche mani e piedi che i bambini piccoli si mettono spesso in bocca e potrebbero successivamente essere baciati dalle mamme in un gesto d'affetto. Semplici norme igieniche che però potrebbero essere trascurate perché non si pensa alle potenziali conseguenze.

Dall'analisi dei dati è emerso che un'adeguata informazione riduce considerevolmente la probabilità di infezione nelle donne ad alto rischio, l'incidenza del citomegalovirus passa infatti dal 9 per cento (in caso di assenza di informazioni) all'1 per cento. Ben il 93 per cento delle donne informate sui potenziali rischi e sulle norme igieniche da seguire ha inoltre affermato che l'impegno richiesto per prevenire il Cmv non è poi così "difficile" e andrebbe proposto a tutte le donne a rischio di infezione.

Circa il 10- 20 per cento dei neonati che nascono con l'infezione congenita sviluppano sintomi più o meno gravi nei primi anni di vita, in Italia i bambini che nascono annualmente con il virus sono circa 200-400. Una donna incinta ben informata sulle norme igieniche può però evitare l'infezione e di conseguenza preserva la salute anche del proprio piccolo. Il costo sanitario legato al trattamento dell'infezione congenita da Cmv è notevole, in molti casi si superano i 60-100 mila euro, la spesa sanitaria non è però l'unico aspetto negativo, le conseguenze per le famiglie che si trovano ad affrontare queste situazioni sono incalcolabili.

Sintomi citomegalovirus

Nella maggior parte dei casi il citomegalovirus è asintomatico, in adulti e bambini sani il virus non scatena infatti nessun sintomo evidente e la persona infetta non si accorge dell'infezione. In alcuni soggetti si può però manifestare una forma lieve della patologia con febbre, mal di gola, ingrossamento dei linfonodi e sensazione di stanchezza. Negli individui immunodepressi si possono rilevare gravi complicanze nei seguenti organi: occhi, fegato, sistema gastrointestinale e sistema nervoso.

Diagnosi in gravidanza e valori citomegalovirus

Un esame del sangue permette di rilevare la presenza del citomegalovirus, quando si ritira il referto del laboratorio di analisi vengono normalmente riportati due valori, IgM e IgG, vediamo di capire cosa vogliono dire questi dati.

IgM negativo e IgG negativo: quando entrambi i valori sono inferiori ai parametri di riferimento indicati dal laboratorio di analisi vuol dire che la gestante non ha mai contratto il citomegalovirus. In questa situazione la donna deve prestare particolare attenzione alle norme igieniche seguendo i consigli che sono stati dati in questo articolo.

IgM negativo e IgG positivo: questa situazione indica che la gestante ha già contratto il citomegalovirus in passato ma non vi è un'infezione in corso. Questa è una delle situazioni "migliori" in quanto anche nell'eventualità di una nuova infezione da Cmv i potenziali rischi per il bambino sono più ridotti. Se la mamma dovesse reinfettarsi si tratterebbe di un'infezione secondaria, un'infezione meno rischiosa di quella primaria (contratta per la prima volta in gravidanza).

IgM positive e IgG negative: questa situazione, che rappresenta un'eventualità molto rara, indica che la donna non ha mai contratto il citomegalovirus in passato ma l'infezione è in corso in questo momento. Questa situazione è la più pericolosa perché indica un'infezione molto recente (l'IgG non hanno ancora fatto in tempo ad attivarsi). Di norma, quando l'IgM è positivo, è opportuno ripetere un secondo esame per avere conferma del dato in un centro specializzato.

IgM positive e IgG positive: quando entrambi i parametri sono positivi vuol dire che c'è stata un'infezione e potrebbe essere ancora in atto. Considerando che le IgM possono impiegare anche 3-4 mesi prima di diventare negative, l'infezione potrebbe non esserci più ma essere avvenuta qualche mese prima.


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